Padre Marco non risponde ai magistrati

Padre Marco non risponde ai magistrati

Alessia Marani

Di certo gli agenti della polizia provinciale di Roma sapranno come non perdersi nel bosco. Ma su come fare atterrare un elicottero del 118 a salvare feriti gravi sulle strade di loro controllo, davvero, non possono fare altro - è il caso di dirlo - che alzare le braccia al cielo. Già perché se la direzione del Corpo ha pensato bene di inviare a dicembre parte dei suoi uomini (quasi trecento, di cui 40 amministrativi, divisi in tre sottocompartimenti: operativo, logistico e stradale) a fare un corso di «Orieentering» - una settimana, vitto e alloggio compreso, a imparare come non perdersi senza bussola - alla scuola di fanteria di Cesano, a nord della Capitale, si è completamente dimenticata, però, di dare seguito a un importante protocollo d’intesa sottoscritto ben nove mesi prima con il prefetto Achille Serra e l’allora presidente della Regione Lazio, Francesco Storace.
Un protocollo «per il coordinamento della risposta sanitaria in caso d’emergenza con elicottero, nei tratti autostradali e nelle arterie principali interessate», così come cita il testo firmato dal comandante provinciale Rocco Galati, insieme con i dirigenti di Ares 118, Freeair Helicopter Spa, della Polstrada Lazio, della polizia stradale de l’Aquila, di Autostrade per l’Italia e del capo settore Strada dei parchi Spa, il 4 marzo del 2005. In pratica ogni ente, ciascuno per propria competenza, si impegnava a formare il personale operativo in modo tale da acquisire le conoscenze necessarie in base a cui chiedere o meno l’intervento di un elicottero del 118 («Pegaso») in caso di incidente grave. Così come la nozioni tecniche per capire se, dove e come poter fare atterrare il mezzo sull’asfalto in tutta sicurezza. Una procedura da attivare nelle situazioni più gravi, dunque, tenendosi in costante contatto con la centrale radio dell’emergenza sanitaria; quando i tempi di soccorso non permettono di attendere l’arrivo di un’ambulanza, spesso molto distante dal luogo d’impatto e far arrivare sul posto l’elicottero costituisce, spesso, l’unica speranza di vita per i feriti. Insomma: incidenti gravi, su strade fuorimano, dove spesso la postazione 118 o, comunque, una struttura ospedaliera adeguata, è molto lontano.
Un caso, purtroppo, frequente nei circa 400 incidenti stradali registrati ogni anno dalla Provinciale di Roma, alle prese con alcune delle arterie più pericolose della Regione, quelle di competenze non statale, né comunale, come le famigerate via del Mare e via Pontina, ma anche la Casilina, la Tiburtina o la Prenestina.

Spesso in cima alle liste delle strade «killer» della Penisola, fettucce che attraversano tratti non ancora urbanizzati e decentrati rispetto ai servizi, dove l’ausilio di un elicottero nei soccorsi si rivela fondamentale. Ma che dire? Forse davvero in strade così sperdute e isolate fa più paura l’ipotesi che un agente non trovi più l’orientamento, che una vita umana possa andare perduta.

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