Fausto Biloslavo
Il padre di Mohamed Atta, il primo kamikaze che si schiantò con un aereo passeggeri su una delle Torri gemelle di New York, ha lodato gli attacchi terroristici di Londra. In una conversazione con un produttore della Cnn, Mohammed Atta ha espresso lauspicio che vengano messi a segno altri attentati del genere. Senza mostrare alcuna compassione per le 56 vittime della strage in Gran Bretagna, oltre ai quattro kamikaze, Atta senior ha affermato che «l11 settembre e lattacco di Londra sono le tappe di una guerra di religione che durerà almeno 50 anni, la quale avrà bisogno di molti combattenti islamici» emuli di suo figlio Mohammed.
In realtà il genitore settantenne aveva sempre smentito il coinvolgimento del figlio nel massacro dell11 settembre tirando in ballo una cospirazione del Mossad, i servizi segreti israeliani, e sostenendo addirittura che Atta junior gli aveva telefonato il giorno dopo lattentato di New York.
Martedì scorso, durante un incontro con il produttore Ayman Mohyeldin della Cnn, è venuto fuori il vero volto del padre di Atta. Mohyeldin era andato a trovare lavvocato, ormai in pensione, nel suo appartamento in un sobborgo del Cairo, per concordare unintervista. Atta senior non solo ha lodato lattacco di Londra, ma ha pure accusato di tradimento i leader arabi e musulmani che si sono affrettati a condannare lazione kamikaze. Secondo El Amir, le cellule terroristiche islamiche sparse nel mondo sono «una bomba nucleare che è stata attivata e sta ticchettando, pronta a esplodere». Non solo: il padre di Mohamed Atta vuole spendere tutte le sue energie per incoraggiare e sostenere nuove azioni terroristiche. In cambio dellintervista voleva 5mila dollari, ma ha spiegato che non intascherebbe mai il denaro perché «ne farebbe dono ad altre persone per finanziare un nuovo attacco» a Londra o in altre città occidentali. A questo punto il produttore della Cnn si è rifiutato di pagare lintervista e se ne è andato. Il sito della tv americana ha riportato ieri il racconto dellassurdo incontro con il padre di Atta, che l11 settembre 2001 aveva invece condannato lattacco alle Torri gemelle, pur definendo gli Stati Uniti «un Paese tirannico».
«Mio figlio è così gentile e timido che non può aver fatto una cosa del genere. Ha paura di volare», aveva sostenuto in una conferenza stampa subito dopo lattacco agli Usa. In seguito aveva rincarato la dose con unintervista alla stampa tedesca, in cui sosteneva che il figlio gli aveva «telefonato il giorno dopo l11 settembre e abbiamo parlato di come vanno le cose». La teoria che il padre voleva accreditare era che il figlio fosse vivo, magari «rapito dai servizi segreti americani». Per l11 settembre chiamò in causa più volte il Mossad, lintelligence israeliana, sostenendo che «sono gli unici ad avere una capacità organizzativa» tale da mettere in piedi una cospirazione ai danni dellIslam.
Poi Atta senior cominciò a cambiare linea: «Nessuna nazione è così diabolica come lAmerica. E quindi non ti aspetti che Dio la punisca?».
Non a caso nellappartamento paterno spiccano le fotografie di Mohamed Atta, il capo del commando dell11 settembre, con una scritta inequivocabile: «Gloria ad Allah».
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