Il paesaggio tra sogno e realtà: poeti all’Oberdan

Il paesaggio tra sogno e realtà: poeti all’Oberdan

Interpretare il paesaggio attraverso i sensi, attraverso le immagini oppure attraverso i versi. Alle 19 di oggi saranno proprio i poeti a interrogarsi sul paesaggio contemporaneo allo Spazio Oberdan della Provincia di Milano nell’ambito della mostra d’arte «Quelli che restano». Alla Sala Alda Merini il tema intitolato «Sentire il paesaggio. La realtà dello spazio interiore», vedrà confrontarsi Giancarlo Majorino (poeta e Presidente della Casa della Poesia di Milano), Tomaso Kemeny (poeta), Roberto Mussapi (poeta e scrittore ), moderati da Giancarlo Lacchin.
Si tratta del primo dei tre incontri sul tema del paesaggio contemporaneo a cura di Nicoletta Castellaneta e Giancarlo Lacchin. « Il paesaggio - spiega Lacchin - non è solo qualcosa che si presenta esternamente ai nostri sensi, ma consiste anche in ciò che di nostro vi immettiamo quando ne facciamo esperienza: in tal senso esso agisce nella sfera della nostra intimità e si costituisce come autentico spazio interiore, come vero luogo dell'anima. Di questa dinamica sono testimoni la grande arte e la grande poesia di tutti i tempi».
L'incontro è promosso dalla provincia di Milano/Assessorato alla cultura in collaborazione con La Casa della Poesia di Milano, nell’ambito della mostra aperta presso lo Spazio Oberdan fino al 29 gennaio 2012.
Il prossimo appuntamento sarà il 17 gennaio 2012, sempre alle ore 18, dal titolo: «Costruire il paesaggio. Cultura e sviluppo urbano». Interverranno: Novo Umberto Maerna (Vicepresidente e Assessore alla Cultura, Provincia di Milano), Stefano Boeri (Assessore alla Cultura, Moda, Expo e Design, Comune di Milano), Stefano Zecchi (docente di Estetica, Università degli Studi di Milano), Mimmo Di Marzio (giornalista e curatore della mostra). Moderatore: Luigi Mascheroni. Gli incontri nascono da un’analisi che intende rileggere il paesaggio del nostro territorio, quello lombardo ma quello contemporaneo in generale, all’interno delle contaminazioni esistenti tra arte, architettura, design e filosofia. Una contaminazione evidente nella mostra allo spazio Oberdan che vede confrontarsi artisti visivi e concettuali cresciuti in Lombardia.

Molti di essi hanno seguito il percorso di una "rappresentazione" del paesaggio inteso come spazio di relazione dove il meccanismo di partecipazione investe non soltanto i "luoghi" come entità fisiche ma anche come geografie sociali, identità corporee e campi di mediazione tra individuo e territorio; e così anche la scelta di un sito specifico diventa puramente strumentale e speculativa per possibilità narrative riguardo a fenomeni che interessano tutti. È esattamente questo il fil rouge che lega, attraverso modalità linguistiche totalmente differenti, la Milano dei vecchi ritagli di Stefano Arienti alla città "dromografica" degli scatti di Paola Di Bello.

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