Paese che vai, mancia che trovi Ogni latitudine ha il suo costume

A New York l'extra è obbligatorio, a Tokyo è considerato un'offesa. Mentre in Turchia è maleducato chi non ci pensa

Riccardo Pelliccetti

Paese che vai, mancia che trovi. Chi viaggia in giro per il mondo lo sa bene. Dopo aver pranzato o cenato in un locale di New York oppure di Parigi arriva il momento di compiere il rito di congedo: lasciare la mancia. A volte capita di restare perplessi dalle diverse abitudini che si scoprono. In Italia è usuale dire «tenga il resto» oppure paghiamo il conto esatto e via. La somma lasciata al cameriere dipende comunque dalla generosità e dalla soddisfazione di chi la elargisce. Ma nel resto del mondo non funziona così, ci sono regole codificate, sancite talvolta da un vero e proprio tariffario. E può succedere di incappare in una brutta figura o di essere considerati degli avventori poco graditi. Per potersi destreggiare tra gli usi e costumi di ogni Paese è sempre meglio essere informati e comprendere perché ognuno abbia le sue regole, che valgono per chiunque decida di uscire a cena, di prendere un caffè al bar o di farsi trasportare da un taxi.

Storicamente la mancia era un'abitudine aristocratica. Nel Seicento, per esempio, in Inghilterra era consuetudine che gli ospiti di una casa privata lasciassero alla servitù una piccola somma di denaro prima della partenza. Un'abitudine che poi si è estesa alle sale da tè e ad altri servizi, per poi approdare nel resto del mondo. La mancia col tempo è diventata in parte una forma di pagamento, di riconoscimento per un lavoro ben eseguito. Ma è anche un gesto di gratitudine per far comprendere la nostra soddisfazione a chi si è preso cura di noi. Però non è un'abitudine universale: quanto e come lasciare un extra dipende dalle tradizioni di ogni cultura. In ogni caso ha sempre più a che fare con il rispetto. Il Giappone è uno dei pochi paesi al mondo in cui lasciare la mancia è considerato offensivo, un disonore per chi ha servito. Il motivo? Per la cultura giapponese è connaturato alla dignità eseguire i propri compiti nel miglior modo possibile, un'etica del dovere. Lasciare un extra significherebbe giudicare non sufficiente essere stipendiati per svolgere il proprio lavoro e che chi serve non abbia la stessa dignità di chi svolge altri lavori senza percepire mance.

Anche in Occidente l'uso della mancia ha a che fare con il rispetto. Negli Stati Uniti e in Canada servire ai tavoli è considerato un impiego di basso livello e per questo le mance sono alte e obbligatorie. I camerieri infatti percepiscono un salario molto basso che solo con le mance (tassate naturalmente) permetterebbe loro di vivere dignitosamente. Il servizio non è incluso nel prezzo della consumazione e in bar e ristoranti la mancia è obbligatoria, solitamente attorno al 15-20%. Insomma, se in Giappone riconoscere un extra sottolineerebbe le differenze di status, aumentando il senso di disuguaglianza, in Nord America, invece, è visto come una via per ridurre proprio la disuguaglianza economica fra il cliente e chi lo serve.

In Cina la mancia fino a qualche anno fa non era assolutamente prevista, al massimo veniva riconosciuta una piccola gratifica alle guide turistiche. Dopo le Olimpiadi di Pechino, nel 2008, le abitudini occidentali hanno stravolto quelle cinesi, spazzando via l'idea che la mancia rappresenti un'iniqua usanza capitalistica. Oggi l'extra è diventato una consuetudine, mai obbligatorio e sempre a discrezione del cliente.

In Europa la mancia viene difficilmente richiesta ed è lasciata alla libera volontà di chi riceve il servizio. Certo, non è obbligatoria ma è sempre ben gradita. In Germania e Francia il servizio è incluso nel conto, ma è buona abitudine lasciare comunque un extra. In Spagna e Portogallo non sempre il servizio è incluso ed è prassi dare una mancia, non più del 5-10% del conto. In Gran Bretagna è consuetudine lasciare una mancia a chi svolge lavori manuali, come i facchini, i camerieri, il personale degli hotel, ma solo se hanno svolto un lavoro soddisfacente. In Russia, invece, non si lasciano extra, vale a Mosca come nel resto del Paese. L'unica eccezione riguarda le strutture alberghiere, dove è consuetudine pagare i facchini per ogni servizio.

Anche in Sudamerica è buona prassi lasciare la mancia, soprattutto nei ristoranti dove il servizio non è incluso nel conto. In Brasile, per esempio, è praticamente un obbligo morale, vista la povertà in cui versa la maggior parte della popolazione. È una pratica diffusissima lasciare un extra anche ai parcheggiatori, benzinai, barbieri e lustrascarpe.

Nei paesi mediorientali le mance rappresentano la vera fonte di guadagno perché gli stipendi non sono sufficienti per sopravvivere. Un discorso che vale anche per Israele, dove i redditi medi sono alti ma il personale di alberghi e ristoranti è per la gran parte di etnia araba e percepisce un salario molto basso. In Medio Oriente è consigliato lasciare sempre un extra anche perché, se autisti o tassisti si accorgono di avere dei clienti col braccino corto, forniranno un servizio più che scadente, magari trovando ostacoli insormontabili per trasportarvi nel luogo desiderato. Qualche euro in più a volte può aprire porte inimmaginabili. Se in Giappone è considerata quasi un'offesa lasciare un extra, in Turchia, invece, è esattamente l'opposto. Chi non dà la mancia è malvisto ed è ritenuto maleducato. Qui la parsimonia non è assolutamente considerata una virtù.

Tornando al nostro Paese, è bene sapere alcune cose: la mancia non è prevista ed è vietato pretenderla. Solo nei casinò è considerata reddito da lavoro dipendente e quindi soggetta a imposte e contributi.

Per quanto riguarda hotel e ristoranti, lasciare una somma è soltanto un gesto di soddisfazione per il servizio ricevuto, ma non è obbligatorio. D'altronde l'Italia è uno dei pochi paesi in cui esiste la voce «coperto» al ristorante.

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