di Italo Bocchino*
Caro direttore,
ieri leggendo l’editoriale del suo giornale ho scoperto che anche a un ottimo giornalista come Nicola Porro può capitare una giornata in cattiva forma. La sintesi «meglio gay che leghista» è sbagliata, falsa, tesa ad aggredire una parte del Pdl che non vi piace e distorsiva delle parole dette. Trattandosi di un’intervista telefonica non c’è neanche il rischio della cattiva interpretazione del giornalista, perché l’audio parla chiaro. Ecco le mie parole: «Un premier leghista mi appare assai improbabile, è impossibile che un paese possa avere a capo del governo chi rappresenta solo un’area del paese». E sull’ipotesi di un premier gay ho detto che «non può esserci alcuna discriminazione, io sono contro le discriminazioni per orientamento sessuale e quindi per me un omosessuale può fare quello che può fare un eterosessuale».
Queste semplici parole di buonsenso sono state usate per costruire un processo mediatico con una sintesi assai rozza. Porro sbaglia non poco quando mi accusa di voler creare un nuovo arco costituzionale, perché nessuno mette in discussione il radicamento, il consenso e la legittimazione della Lega. I ministri leghisti sono perfetti, così come i deputati e i senatori e saranno straordinari presidenti di Regione Cota e Zaia. Il governo centrale del Paese è però una cosa diversa e non può che essere di chi con la sua forza politica è presente su tutto il territorio nazionale e difende gli interessi dell’intera Italia. Un premier leghista, in sostanza, sarebbe l’anticamera della frattura totale e finale della coesione sociale e nazionale e ci farebbe rischiare la secessione del Sud dal Nord e non più viceversa. La Lega negli anni ha fatto leva anche su un sentimento antimeridionale e questo rende «assai improbabile» una sua premiership.
*Vicepresidente vicario Pdl alla Camera
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