Speravano di tirare il fiato, dopo due anni e mezzo. È andata male. Il giallo di Garlasco è sempre più fitto e allora gli abitanti scelgono il low profile: dichiarazioni vaghe alle telecamere, ormai abituali a queste latitudini, ragionamenti inappuntabili che iniziano e finiscono sempre sullo sgomento perché la giustizia è ancora lontana, poco altro. Speravano di festeggiare un Natale diverso, un Natale liberato, come quello del 45 che gli anziani ricordano ancora. Nulla di tutto questo. E allora i garlaschesi tacciono, perché la maledizione che li ha colpiti il 13 agosto 2007 è ancora intatta. Garlasco era solo un puntino sulla carta geografica, ora, come Cogne o Erba, è familiare a tutti gli italiani. La casa dei Poggi è stata meta di turisti dellorrore, un filone non trascurabile di questi tempi. Stasi, con la sua faccia da Harry Potter, è una presenza fissa sui teleschermi, solo le gemelle Cappa sono tornate nelle retrovie. Il paese era ed è colpevolista, su questo non cè il minimo dubbio. Ma adesso affiora anche un altro sentimento oscuro che si fatica a sagomare ma che ha a che fare con il timore, con la paura, con langoscia. In forma anonima molti sinterrogano, costretti dalla sentenza che ha mandato assolto lex fidanzato: «E se non fosse lui? E se ci fosse davvero un mostro ancora in circolazione per il paese? E se Garlasco custodisse un terribile segreto?
Pare la trama di un romanzo di Simenon che certo si sarebbe trovato bene qui, fra la nebbia, lumidità, lacqua dei canali. Chissà come lavrebbe risolto lui questo imbroglio senza fine. Ma a Garlasco torna a circolare quellansia sottile, impalpabile che si respirava nei primi giorni dopo il delitto. Poi linchiesta virò decisa verso Stasi e tutti si misero il cuore in pace. Era lui, non poteva che essere lui, lassassino di Chiara. Ora il verdetto dice il contrario esatto. Certo, i dubbi, i retropensieri e i pregiudizi non sloggiano automaticamente con le parole del giudice, ma la verità giudiziaria mette gli abitanti in allarme. Li condanna a rimanere su un piano inclinato. Il sindaco Enzo Spialtini invita tutti a «non fermarsi. Dobbiamo continuare a cercare la verità: ci sarà un ricorso in appello, ma se necessario, occorrerà anche ricominciare da capo, affinché sia fatta giustizia».
Dichiarazioni che vengono accolte con garbato scetticismo.
La verità è che è dura convivere con un mistero del genere. Una tragedia che attraversa giornali e telegiornali, che ha portato a Garlasco gli inviati della stampa e uninsana notorietà.
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