«È la tragedia più grande che il nostro paese e la nostra piccola comunità sono costretti a vivere dai tempi della Seconda guerra mondiale». Si ferma a parlare controvoglia Mirco Luzi, dal 2004 sindaco di Castiglione in Teverina, in provincia di Viterbo. Dopo il suo sopralluogo tra le rovine della fabbrica di fuochi dartificio, dove hanno trovato la morte Giorgio Cignelli, sua moglie Bettina, suo nipote Renato e la moglie di questultimo, Rossana, Luzi non ha ancora una risposta la domanda che tutti si fanno. Perché quel capannone è saltato in aria?
Non lo sa, e non può saperlo, il sindaco. Non lo sa ancora il pm di Orvieto Flaminio Monteleone che (competenza territoriale) indaga sullesplosione dellazienda, non lo sanno, per ora, le squadre di esperti della scientifica della polizia e dei vigili del fuoco, che cercheranno le tracce per scoprire la verità. Forse ne sa poco anche lunico superstite, Giandomenico Cignelli, figlio di Giorgio e Bettina. Era in una posizione diversa dalle quattro vittime al momento dello scoppio, ed è sopravvissuto al botto. «Ricordo solo lesplosione, poi il buio, poi ero a terra, e intorno cerano le fiamme», ha raccontato alla zia Emilia che è accorso a trovarlo in ospedale, al SantEugenio di Roma. La polizia lha trovato tra le rovine, ancora cosciente, con gravi ustioni. Trasportato durgenza prima a Orvieto e poi a Terni, alla fine è stato ricoverato nellospedale romano, che vanta un reparto deccellenza per i traumi da fuoco.
In attesa che le indagini muovano i primi passi, Castiglione, orgogliosa «città del vino» di frontiera, tra Lazio e Umbria, ora si scopre sgomenta, e fa i conti con il dolore di una tragedia che nessuno, qui, definisce annunciata. «Quella dei Cignelli era unattività storica. Anche se il terreno dove cè lazienda è in territorio umbro - continua il primo cittadino - la sede legale era in paese. Erano una colonna della nostra comunità, e quanto alla loro impresa, in quattro decenni di attività non cè mai stato un problema, mai un incidente. Hanno solo rallegrato le nostre feste».
Molti sfilano verso la casa di via del Belvedere per portare il loro cordoglio ai familiari. Ma in tanti risalgono la statale Orvietana e arrivano nelle campagne di SantEgidio di Madonna delle Macchie dove ha sede la fabbrica. Sono qui per stare vicini ai parenti, li aspettano al ritorno dal terribile rito della visita sul luogo della tragedia. Cè anche Bruno Tirinnanzi, il fratello di Bettina. Trattiene le emozioni, ma non può nascondere il suo stupore. «Ricordo ancora quando il fratello di Giorgio, Bruno, rilevò lazienda. Molti, molti anni fa. Io non ci ho mai lavorato, ma loro si tramandavano larte di padre in figlio», racconta. «Giorgio e Renato erano esperti di esplosivi, lazienda era allavanguardia. Mia sorella, Rossana e Giandomenico stavano aiutandoli per il confezionamento dei giochi pirotecnici per la festa del prossimo fine settimana a Foligno. Una cosa del genere non se laspettava nessuno».
Intanto il sindaco ha proclamato il lutto cittadino, e il parrocco, don Marco, dopo aver celebrato una messa di suffragio insieme al vescovo di Terni invita tutta la comunità a stringersi intorno ai figli di Renato e Rossana, di 11, 15 e 17 anni: «Tre orfani dei quali la comunità deve farsi carico, non lasciandoli mai soli».
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