«Pagai di tasca mia per venire in Italia a vincere lo scudetto»

Il portiere giallorosso si racconta: «Amo il Brasile, ma vivere lì è dura: quando arrivò la proposta dei Sensi versai 15mila euro per liberarmi»

«Pagai di tasca mia per venire in Italia a vincere lo scudetto»

da Roma

Doni, ci racconti il suo arrivo in Italia.
«Amo molto il mio Paese, ma vivere in Brasile è dura. I miei filmati stavano facendo il giro d’Europa, ma la prima offerta è arrivata dalla Roma nel 2005. Pagai allo Juventude 40mila reis (circa 15mila euro), la clausola sul mio contratto per liberarmi. E a Roma ho portato tutta la famiglia».
Poi il derby con la Lazio da titolare fino ai tre trofei conquistati in 4 mesi.
«L’ambientamento in Italia non è stato semplice anche perchè il lavoro dei portieri è diverso: in Brasile si pensa di più alla quantità, qui alla tecnica. Ho avuto bisogno di tempo per capire il vostro calcio. La Roma mi ha aiutato ad arrivare a grandi livelli, a vincere le prime coppe e a essere titolare anche in nazionale».
Da oltre 600 minuti non subisce gol all’Olimpico in campionato. Domani arriva il Milan, che le ha messo gli occhi addosso.
«Così dicono, mi fa piacere. Ma voglio restare a Roma, discuterò presto il rinnovo del contratto».
Come si spiega l’involuzione di Dida?
«Non so cosa gli sia successo, per noi brasiliani è stato sempre quello più bravo. Ha testa, personalità, non credo abbiano influito gli errori, ma forse i problemi alla spalla. Mi dispiacerà non vederlo all’Olimpico, a 20 anni mi ha insegnato molto nel Corinthians».
Da un portiere brasiliano a un altro, Julio Cesar.
«È uno dei migliori, all’Inter sta facendo benissimo. Ho imparato a conoscerlo meglio nei ritiri con la nazionale. Siamo diventati amici, parliamo di tante cose e anche di Inter e Roma, ma non vi dirò mai cosa mi ha detto. L’ultima volta comunque ci siamo visti a novembre».
La sua graduatoria dei numeri uno in Italia?
«Buffon su tutti, ultimamente mi ha anche fatto i complimenti. Poi Julio Cesar, Frey e Sereni, che sta facendo molto bene nel Toro. Mi ricorda Peruzzi».
Torniamo al Milan. Il suo ricordo più bello delle sfide con i rossoneri?
«La prima che ho giocato contro di loro (il 15 gennaio 2006, ndr). Vincemmo 1-0 e io feci una bellissima parata su Seedorf che aveva recuperato un pallone controllato male da De Rossi».
Roma e Milan, due colonie brasiliane.
«Anche per questo sono due squadre molto celebri nel nostro paese, i loro calciatori brasiliani sono di ottimo livello. Ora vedi maglie giallorosse e rossonere, io ultimamente ne porto tante. E in tv trasmettono molte più partite della Roma».
Chi toglierebbe al Milan?
«Non per essere presuntuoso, ma vorrei affrontare l’avversario migliore possibile. In tanti possono fare la differenza, certo Kakà è un fuoriclasse. Ma abbiamo Juan, uno che marca bene».
E di Pato che pensa?
«È giovane e può diventare il miglior attaccante del mondo. Non mi aspettavo quest’impatto eccezionale con il campionato italiano».
Totti teme la fame di Champions del Milan.
«Le partite con loro sono sempre difficili e aperte. I rossoneri giocano a calcio, come noi. Sono in crescita, ma la Roma gioca in casa e all’aggancio all’Inter ci crede ancora. In fondo la nostra situazione e quella del Milan sono identiche: dobbiamo vincere sempre per raggiungere l’obiettivo».
Cosa pensa del caso Mancini?
«Mi pare che tutto sia rientrato, non credo che lascerà i nerazzurri. Vedremo come risponderà la squadra».


Oggi il sorteggio di Champions. Chi vorrebbe come avversario?
«Uno vale l’altro, anche se le inglesi sono le più temibili. Madrid, però, ha consegnato l’immagine di una Roma più forte tecnicamente, fisicamente e psicologicamente».

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