Il capo dell’opposizione lancia una specie di «marcia su Roma» verso la capitale Islamabad, ed il Pakistan scivola nel caos. Scontri di piazza, posti di blocco della polizia sulle strade principali e forze armate, dietro le quinte, ma pronte all’ennesimo golpe se la situazione degenerasse. La tensione, nella nuova puntata della telenovela politica pachistana, si è impennata ieri, quando l’ex primo ministro Nawaz Sharif ha chiamato i suoi alla marcia su Islamabad.
«È il preludio della rivoluzione» ha annunciato al telefono in diretta televisiva. Da tre giorni sosteneva di essere agli arresti domiciliari a Lahore, il capoluogo del Punjab nel Pakistan orientale. Il ministro degli Interni ripeteva che si trattava solo di una «misura protettiva» per evitare che qualche talebano locale lo facesse saltare in aria sprofondando il Paese nella violenza. Ieri Sharif voleva tenere un comizio a Lahore. La polizia ha circondato la casa con un cordone di sicurezza. Quando i suoi sostenitori della Lega musulmana- N non lo hanno visto si sono scatenati. Al loro fianco avevano i facinorosi del partito religioso Jamaat e Islami, che pure non amano il presidente in carica Asif Ali Zardari.
Dagli slogan si è passati alle pietre. La polizia ha risposto con cariche e lacrimogeni provocando una decina di feriti. Gli arresti preventivi sono centinaia. La «lunga marcia» è stata organizzata nel secondo anniversario del defenestramento del presidente della Corte suprema , Iftikhar Chaudhry e di una sessantina di giudici, ordinato dall’allora presidente Pervez Musharraf. Un ex generale che conquistò il potere con un golpe nel 1999 ribaltando proprio il governo di Sharif. L’aspetto curioso è che lo scorso anno, in libere elezioni, Sharif e Zardari hanno battuto lo schieramento di Musharraf costringendolo alle dimissioni. Oggi i due alleati si scannano sul reinsediamento dei giudici. Sharif li rivuole al loro posto e Zardari nicchia, perché teme che possano minare la sua poltrona per vecchie accuse di corruzione. Dalla sua casa di Lahore, Sharif ha sfidato il presidente chiamando a raccolta gli oppositori. «Unitevi a me. È arrivato il momento di marciare mano nella mano - ha annunciato l’ex premier - Non ci possono fermare». Dopo l’appello è salito sul suo Suv blindato seguito da uno scodazzo di guardie del corpo. E si è messo alla testa di un convoglio di 200 veicoli diretto verso la capitale. Il peggio deve ancora venire, perché la «lunga marcia» dovrebbe sfociare, oggi, in un grande sit in davanti al parlamento di Islamabad. Se gli estremisti religiosi tentassero di scatenare la piazza Zardari potrebbe mobilitare l’esercito.
Il braccio di ferro è iniziato in febbraio quando la Corte suprema ha sentenziato l'ineleggibilità dell'ex premier Sharif. Il provvedimento ha colpito anche il fratello Shahbaz, primo ministro della provincia del Punjab.
La mossa è stata attribuita a Zardari mentre il primo ministro Yousaf Raza Gilani, convinto dagli americani, si era detto disponibile ad un compromesso sulla sentenza anti Sharif. La «lunga marcia» su Islamabad ha riacceso la miccia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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