Palaexpo La videoarte di Viola, che cerca intimità con lo spettatore

L’ultima sua apparizione in Italia risale alla scorsa Biennale del 2007. Stavolta è a Roma, con un’importante retrospettiva, la prima mai dedicatagli in Europa. Bill Viola, internazionalmente riconosciuto come uno dei maggiori artisti contemporanei, si svela al grande pubblico in una mostra presso il Palazzo delle Esposizioni (fino al 9 gennaio). Situata al secondo piano dell’edificio, l’esposizione traccia un percorso attraverso le opere che vanno dal 1995 al 2007. Oltre sedici video installazioni che creano, sala dopo sala, una tensione, un pathos che rendono la fruizione unica. L’artista, che negli anni ha collaborato con Bruce Nauman e Nam June Paik, lavora con la videoarte sin dagli anni Settanta. Il suo approccio con l’arte è da sempre di tipo intimista; vuole creare un rapporto unico con lo spettatore, che deve avere l’illusione di essere il protagonista di questi capolavori. Ed è dunque lo spettatore, senza il quale certamente i lavori di Viola nonavrebbero quasi senso, che è invitato ad intraprendere un viaggio spirituale e personale attraverso la visione di opere come «Dolorosa», per esempio, nella quale ci sono due ritratti, uno di uomo e l’altro di donna, che raccontano entrambi la tragica condizione umana universale. O ancora quando l’attenzione dello sguardo è catturata dalle immagini di «Departing Angel», installazione nella quale è affrontato il momento di transizione tra la vita e la morte. Ma l’artista in questo caso, come anche in altre opere, crea un ribaltamento degli avvenimenti, iniziando dalla morte per arrivare alla vita. Bill Viola non ha paura di trattare temi scomodi in maniera dolorosa ma leggera, quasi come sentisse l’ineluttabilità ma allo stesso tempo una piacevole consapevolezza.
Ugualmente geniale è quando crea dei tableaux vivant, spesso riportando alla memoria opere di grandi artisti del passato.

Certa è per esempio l’ispirazione alla Visitazione di Pontormo nell’installazione «The Greeting». Del resto, come dice lo stesso Viola, Michelangelo, Leonardo, Giotto altro non sono che suoi contemporanei, uomini in grado di raccontare in maniera sublime il proprio mondo. Esattamente come fa lui.

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