Mentre, in relazione alle precisazioni della presidenza del Consiglio Il Giornale conferma che la procura di Bolzano ha disposto degli accertamenti su Romano Prodi sebbene il premier non sia indagato come risulta già dagli articoli pubblicati oggi. La polizia giudiziaria su delega del Pm Guido Rispoli ha infatti acquisito: il 5/10/2006 presso lo studio del dottor Piero Gnudi, commercialista di Prodi, documenti e fatture emesse dalla società di consulenza Ase dei Prodi alla Goldman Sachs International, advisor di Siemens per Italtel.
Il 19/10/2006 presso il nucleo di polizia tributaria di Bologna il fascicolo con fatture, documenti, rapporti della GdF datati 1 ottobre 1999 sempre relativi alla società Ase dei Prodi. E, quindi, tutte le fatture della Ase pagate da Goldman Sachs dal 90 al 95.
Il 19/02/2007 presso la sede milanese della Goldman Sachs documenti sui rapporti Iri/Goldman Sachs sequestrando atti, e anche file intestati anche all’attuale presidente del Consiglio dei Ministri. Inoltre sono stati compiuti accessi all’anagrafe tributaria sui coniugi Prodi, su immobiliari a loro riconducibili, sulla società Ase e altri, con analisi delle compravendite immobiliari e delle relative operazioni finanziarie riportate.
La direzione del Giornale precisa quindi che domani proseguirà nell’inchiesta con la seconda puntata.
Palazzo Chigi: "Operazioni regolari" Il premier Romano Prodi, in riferimento alle notizie apparse sul Giornale "relative alle attività di privatizzazione compiute dall'Iri nel periodo durante il quale ne era presidente, ribadisce che tutte le operazioni sono state effettuate nel pieno rispetto delle normative all'epoca vigenti e a condizioni economiche congrue". Palazzo Chigi "ricorda che l'autorità giudiziaria ha costantemente affermato, nell'ambito delle attività sottoposte al suo giudizio, la correttezza formale e sostanziale delle operazioni realizzate". Prodi "ha dato mandato ai suoi legali di porre in essere tutte le iniziative a tutela della propria immagine e reputazione".
"Il fantasma di Prodi sulle svendite del patrimonio pubblico" "Secondo una massima cinese 'chi solleva una pietra e se la fa cadere sui piedi è stolto'. Imprudente fu il sottosegretario Levi, che evitò le delucidazioni chieste a dicembre dall'onorevole Michaela Biancofiore con un'interpellanza, controfirmata da me e dal capogruppo Elio Vito, sulle vicende che hanno portato alla svendita di Italtel a Siemens Ag". Lo afferma il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi che aggiunge: "Soprattutto lo fu nel non rispondere alla richiesta di chiarimento in merito al rapporto riservato della Siemens, in cui si leggerebbe testualmente che l'avvento di Berlusconi a Palazzo Chigi veniva visto come un pericolo di rimozione per Prodi, fino al punto da pregiudicare la 'svendita di Italtel' a favore di acquirenti più equi e dunque a favore dello Stato italiano. Levi glissò in Aula, addirittura spingendosi a non ammettere che l'attuale presidente del Consiglio era, all'epoca dei fatti, il presidente dell'Iri e cioè il deus ex machina dell'operazione. E, ancor più grave, smentendo di fatto che l'Iri fosse il soggetto deliberante dell'operazione". "Dunque - conclude Bondi - Prodi ieri fu colui che materialmente tirò il sasso e oggi nasconde la mano. Egli non sa mai nulla ma il suo fantasma si aggira in ogni grande svendita del patrimonio pubblico".
La Biancofiore: "Smentite imbarazzanti" Per la deputata altoatesina di
Forza Italia, Michaela Biancofiore, "il comunicato ufficiale di
Palazzo Chigi va ad aggiungersi alle rituali smentite alle quali
ci ha abituato il governo Prodi, che poi si rivelano
puntualmente 'imbarazzanti'. Personalmente - prosegue la Biancofiore - non nutro alcun
dubbio sulla serietà e sulla professionalità dei titolari
dell'inchiesta: gli stessi, peraltro, che avendo reso nota
l'esistenza di 'singolari' fotografie del portavoce di palazzo
Chigi, erano stati veementemente smentiti, salvo poi dover
registrare al proprio attivo la veridicità di tali
fotografie".
Secondo Biancofiore, «nessuno sprovveduto crederà mai che
il presidente dell' Iri non abbia potuto condizionare la scelta
di un acquirente da parte di Stet da esso controllato per
Italtel, soprattutto quando lo stesso presidente è colui che
smentì di conoscere il nuovo asset di Telecom".
La procura: indagine su possibili pagamenti illeciti Siemens "Escludiamo di avere in atto un qualsiasi tipo di indagine a carico del presidente del Consiglio dei ministri. L'indagine riguarda possibili pagamenti illeciti da parte della Siemens nell'ambito dell'acquisizione di una quota dell'Italtel, vicenda che risale alla metà degli anni '90. Tutto il resto è speculazione politica alla quale noi ci sottraiamo". Lo ha dichiarato Cuno Tarfusser, procuratore della Repubblica del Tribunale di Bolzano.
Indagini in corso da anni "Vero è - prosegue la nota di Tarfusser e
Rispoli - che da anni stiamo indagando sulle modalità di acquisizione
da parte della Siemens di una quota significativa dell'Italtel e lo
spunto investigativo per questa indagine ci è stato fornito da un
fatto, ormai pacificamente accertato, e cioè l'avvenuto pagamento da
parte della Siemens all'ing. Giuseppe Parrella di 10 milioni di marchi
tedeschi (circa 10 miliardi di lire) a titolo di 'mediazione'".
Fondi neri in banche austriache In questo contesto, hanno spiegato i due magistrati, "è significativo che, sempre stando alle risultanze
incontrovertibili delle indagini, questo pagamento è avvenuto
attraverso e utilizzando fondi neri della Siemens e che la
controprestazione dichiarata dalle parti è risultata essere
inesistente. A questo punto e proseguendo doverosamente nelle indagini
per accertare se organi gestionali di chi ha venduto abbiano ottenuto
illeciti pagamenti dalla Siemens per avvantaggiarla rispetto ad altri
potenziali acquirenti, abbiamo inoltrato diverse rogatorie
internazionali - sottolina la Procura - individuando i detti fondi neri
della Siemens in banche austriache".
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