Cultura e Spettacoli

Pale eoliche Uno scempio minaccia le Marche

Dovrebbero spiegarmi, il presidente della Regione Marche e il senatore Mario Cavallaro, cosa li spinga a una così ostinata mortificazione della loro bellissima regione, cercando invece di proteggerla, di rovinarla con quello che in altre regioni d’Italia politici della loro stessa parte, hanno respinto con sdegno difendendo la bellezza della Sardegna, della Puglia, della Toscana dall’ invasione delle pale eoliche. Mi spieghino a quale modello dovrebbero ispirarsi le Marche se non a quello della Toscana e della bella e largamente incontaminata Puglia. Come le Marche ricercano una falsa energia pulita con macchine di tortura impiantate in paesaggi incontaminati con la consapevolezzza di sottoporli a violenza, se i sindaci di quei luoghi vengono allettati con il miraggio di vistosi eco indennizzi. Se si indennizza qualcuno è perché si riconosce di avergli procurato un danno. Chi conosce le meravigliose colline fra Esanatoglia, Castelraimondo e Matelica, poco lontano da San Severino Marche, sa che le pale eoliche nel piccolo paese di Fiuminata sono un danno non soltanto per i paesi occupati da quelle macchine infami ma per un vasto territorio. E quei danni non si risarciscono soltanto con gli indennizzi ai comuni di Fiuminata e di Gagliole (di cui è sindaco il senatore Cavallaro) perché essi ridondano su tutta la provincia di Macerata e su tutte le Marche. Il presidente della Regione e il senatore Cavallaro conoscono bene la violenza patita dalla montagna con la strada della Sibilla, e sembrano preferire quel passato a un futuro consacrato alla difesa di terre e di spazi della memoria: sanno bene che le pale eoliche (ben 200 impianti in quell’area ristretta) non solo sfigurano il paesaggio ma strappano la pellicola di terra fragile che riveste la roccia rossa provocando una ferita che non sarà più possibile rimarginare. Una violenza a quella «terra madre» che un uomo illuminato come Carlo Petrini indica come obiettivo principale della sua impresa. Abbiano il coraggio di chiamare quell’uomo tanto amato e tanto ammirato dalla sinistra per fargli vedere quali sono i loro progetti per una terra meravigliosa che, per loro, non merita di essere protetta.

Niente è più sacro dei «silenzi» di quei luoghi che le loro piccole ambizioni vogliono profanare.

Commenti