Palermo crede nell’asse Capitalia-Abn

Domani l’esame dei sindacati. Il nodo degli esodi concordati e la questione sui nuovi accantonamenti

da Milano

Giovanni Puglisi è professore di filosofia, rettore universitario, e da sei mesi presidente della Fondazione Banco di Sicilia. Il colloquio è informale. Parla di finanza citando Hegel e Aristotele. Parla di politica estera confessando una spina: vorrei sapere quanti militari italiani, nelle zone calde del mondo, sono stati uccisi con pallottole o armi italiane; i giornali non ne parlano mai. È stato giornalista dell’Ora di Palermo e ha una sensibilità spiccata per l’informazione, solo mitigata dalla prudenza indotta dal nuovo incarico: niente virgolette. La Fondazione BdS ha un peso importante nel mondo finanziario come azionista al 2,74% di Capitalia; quota che - sottolinea la Fondazione, con una forzatura non disinteressata - insieme a quella della Regione Siciliana, sale al 5,59%: l’alleanza tra i due soggetti ne fa «il primo azionista italiano». Per la Fondazione, Capitalia rappresenta oltre il 90% del patrimonio, peso che ne acuisce la delicatezza e richiama l’attenzione delle autorità di vigilanza.
Puglisi non nasconde che la sua visione del sistema bancario è improntata a un’italianità «alla Ciampi», orgogliosa e rispettosa. Fazio aveva ragione nella sostanza, ma ha sbagliato - osserva - nel tenere un atteggiamento protezionista e borbonico. L’impronta più distaccata e internazionale del suo successore, Mario Draghi, rispecchia la formazione professionale di questi. Ma le banche italiane, dice, non hanno bisogno di chirurgia plastica: hanno bisogno di chirurgia e basta. Altrimenti ci troviamo come con la Bnl: arrivano i francesi e sostituiscono metà del management. E per Capitalia? C’è Banca Intesa nel suo futuro? Puglisi crede di più in una prospettiva con gli olandesi di Abn Amro, oggi primo azionista (7,8%): potrebbero decidere (entro metà settembre, in base agli accordi) di rimanere e magari di aumentare la quota - ma si tratterebbe in questo caso di un conflitto con gli accordi parasociali e dunque improbabile.
Ma Puglisi non sostiene l’italianità? Sì, ma sarebbe un matrimonio dopo un lungo fidanzamento; ci si conosce, convivere è più facile. Ma si tratterà di capire i piani olandesi per Antonveneta...
L’Italia però, per Puglisi, eccede in zelo quando deve aprire le porte agli stranieri: senza arrivare allo sciovinismo dei francesi, ma un po’ più di sistema occorrerebbe. Fa l’esempio di Autostrade-Abertis: esportiamo tutto il valore aggiunto. E ammette: quando si è ipotizzata una cordata alternativa, ci è punta vaghezza...

Ma l’operazione sembra ormai fatta, osserviamo. E il professore: stando al governo, non è detto. Almeno a sentire il ministro Bianchi: che alla conferenza dei rettori per cinque anni non ha aperto bocca, e da quando è ministro parla ogni giorno.

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