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Palermo, processo Dell'Utri bis: la Cassazione dice sì alla legittima suspicione

Il processo d'appello per calunnia aggravata a carico del senatore Pdl si ferma in attesa della decisione finale della Suprema Corte, che ha già giudicato «ammissibile» la questione. A sollecitare lo spostamento ad altra sede giudiziaria i difensori del parlamentare

Potrebbe ripartire da zero il processo d'appello che, a Palermo, vede imputato il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri con l'accusa di calunnia aggravata nei confronti di tre collaboratori di giustizia. La Corte di Cassazione ha infatti giudicato «ammissibile» l'istanza di rimessione ad altra sede del dibattimento per legittima suspicione, presentata dai difensori del parlamentare Pdl.
È in assoluto uno dei primi casi di legittima suspicione accolti dalla Suprema Corte. I giudici hanno stabilito che si debba entrare nel merito delle questioni sollevate dai difensori, e per questo ha assegnato la trattazione del ricorso non alla settima sezione (quella che «boccia» i ricorsi senza entrare nel merito) ma alla seconda, che proseguirà la trattazione il 20 ottobre.
Il processo di secondo grado (in primo grado Dell'Utri è stato assolto) per calunnia aggravata, in corso davanti alla prima sezione della Corte d'appello di Palermo, sarebbe dovuto riprendere il 20 settembre, ma per effetto della decisione rimarrà sospeso fino alla definitiva pronuncia della Suprema Corte. I giudici di legittimità dovranno valutare la fondatezza dell'istanza presentata dagli avvocati Giuseppe Di Peri e Pietro Federico, che sostengono che a Palermo non ci sono le condizioni per giudicare ancora Dell'Utri, dato che i giudici sarebbero sottoposti a pressioni e tentativi di condizionamento. Per dimostrarlo, i legali del senatore hanno ricordato l'astensione del presidente che originariamente aveva diretto il processo per calunnia, Salvatore Scaduti: il magistrato aveva preferito lasciare il processo perché, avendo ottenuto una nomina di carattere politico, come consulente della commissione parlamentare Antimafia, sarebbe potuto apparire parziale nelle proprie decisioni. Di Peri e Federico avevano pure ricordato i servizi giornalistici riguardanti i giudici dell'altro processo in cui Dell'Utri è imputato (quello per concorso esterno in associazione mafiosa), gli attacchi da loro subiti alla vigilia della sentenza. In questo secondo dibattimento, il 29 giugno scorso, Dell'Utri è stato condannato a sette anni (contro i nove del primo grado).


Il processo d'appello per calunnia è una costola dell'altro giudizio, perché - secondo l'accusa - Dell'Utri avrebbe ordito una specie di complotto per cercare di dimostrare che i pentiti Francesco Di Carlo, Francesco Onorato e Giuseppe Guglielmini si sarebbero messi d'accordo per accusarlo falsamente.

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