Politica

Palermo, schianto al porto Paura e feriti sul traghetto

L’azienda: tutta colpa di un guasto ai comandi automatici

Gaetano Ravanà

da Palermo

Poteva essere una strage, fortunatamente alla fine si sono contati 36 tra feriti e contusi, e solo alcuni di loro hanno dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari dei vari nosocomi palermitani. Le prognosi variano da 2 a 20 giorni anche se una bambina di cinque anni e una anziana donna hanno riportato un trauma cranico e sono state trattenute in osservazione per 48 ore. È stata tanta la paura a bordo della motonave «Emilia» della Tirrenia (all'interno c’erano mille persone) che proveniente da Cagliari stava attraccando, ieri mattina intorno alle 8, al porto di Palermo. Proprio mentre il comandante stava effettuando la manovra di attracco, si è registrato un guasto all'apparato di comando e il traghetto a gran velocità ha speronato la testata della banchina «Sammuzzo». Un boato tremendo ha squarciato il silenzio del porto.
L'urto è stato violentissimo, tanto che le persone a bordo sono cadute a terra. Quelli che aspettavano sulla banchina, personale del porto e amici e parenti dei passeggeri, sono stati investiti dall'onda sollevata inseguito all'impatto. Danni anche ai mezzi che si trovavano all'interno della stiva, autovetture e autocarri. Alcuni hanno riportato danni ingenti tanto che i legittimi proprietari hanno formalizzato le richieste di indennizzo. «Ci stavamo avvicinando per attraccare - ha detto Michelangelo Aiello, dell'autorità portuale - quando i motori, all'improvviso, si sono spenti. A quel punto non è stato più possibile governare il mezzo e impedire l'urto».
La Capitaneria di porto ha deciso comunque di vederci chiaro e ha aperto una inchiesta per accertare se c'è stato un guasto tecnico o un errore di manovra. «La nave - hanno detto i passeggeri - ha rallentato entrando in porto, ma non tanto quanto sarebbe stato necessario, ha mantenuto una forza d'inerzia che l'ha fatta sbattere con violenza contro il molo».
«Che qualcosa non funzionasse per il verso giusto - dice Rosangela di Milano - si è percepito anche dalla banchina. Abbiamo visto la gente ferma in attesa che faceva cenni con le braccia, pensavamo che ci salutasse, invece segnalava il pericolo».
I racconti si susseguono. Un autotrasportatore di Olbia ha riferito che si è reso subito conto del pericolo e ha preso tra le braccia il figlio di 8 anni. Al porto è arrivato anche il vice ministro Mario Tassone. «Sembra che la causa dell'incidente - dice - sia riconducibile al non funzionamento del reverse. Prima di esprimere un giudizio sulle cause, bisogna attendere l'esito delle perizie. Le apparecchiature della nave sono sotto stress ma sottoposte a continui monitoraggi tecnici. Dopo avere esaminato la relazione inviata al Ministero dagli ispettori del comitato di sicurezza e quella dei sommozzatori sulle condizioni della motonave, valuteremo il da farsi». Anche la Tirrenia riconduce le cause dell'incidente al guasto dei comandi automatici. In una nota la società chiarisce che il comandante Grimaldi ha immediatamente avvisato la sala macchine del guasto, ordinando una procedura manuale di macchina avanti, ma i comandi non hanno risposto. «A questo punto è stata data fondo all'ancora, ma la manovra non è stata sufficiente a frenare l'abbrivio della nave. Nell'impatto la zona poppiera è rientrata di circa mezzo metro, danneggiando anche alcuni giunti del portellone utilizzato per l'imbarco e lo sbarco degli automezzi».

Per Palermo un altro sabato maledetto.

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