Confisca da 1,5 milioni: nel mirino imprenditore vicino a Cosa Nostra

L'uomo già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, è ritenuto soggetto vicino ad alcuni elementi di spicco di Cosa Nostra, in particolare alle famiglie mafiose di Cruillas e della Noce

Confisca da 1,5 milioni: nel mirino imprenditore vicino a Cosa Nostra

Un patrimonio complessivo di 1,5 milioni è stato sottoposto a confisca dalla polizia, perchè riconducibile all'imprenditore palermitano Antonino Vernengo. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del Procuratore della Repubblica, sulla base degli esiti delle indagini patrimoniali condotte dall’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo, nel 2015. Il Tribunale di Palermo infatti, aveva già disposto il sequestro dei beni oggetto della confisca, poi effettuato dalla polizia.

La confisca riguarda un appartamento a Palermo in via Macrì, il compendio aziendale dell’impresa individuale “Parking Bersagliere” nell’omonima via, una quota sociale di un distributore di viale dell’Olimpo, nonché diversi saldi attivi di conti correnti bancari.

Vernengo è ritenuto soggetto vicino ad alcuni elementi di spicco di Cosa nostra. In particolare alle famiglie mafiose di Cruillas e della Noce, come già emerso nel corso del procedimento con il quale, nel 2014 era stata applicata nei suoi confronti la misura di prevenzione della sorveglianza speciale e la contestuale confisca di un’attivita economica, di beni immobili, beni mobili e rapporti bancari. Il contestuale procedimento penale a carico di Vernengo, seppur conclusosi con sentenza di assoluzione dal reato di intestazione fittizia di beni aggravato dal metodo mafioso, non ha, comunque, precluso l’avvio nei suoi confronti di un procedimento per l’applicazione di misure di prevenzione, in quanto soggetto ritenuto socialmente pericoloso.

Le indagini patrimoniali condotte, pertanto, dagli agenti dell’Ufficio misure di prevenzione patrimoniali della Questura di Palermo nei confronti di Vernengo, hanno permesso di evidenziare al Procuratore della Repubblica, una notevole sproporzione economica tra i redditi leciti dichiarati e gli investimenti patrimoniali effettuati, a conferma dell’evidente impiego di risorse finanziarie di illecita provenienza.

Pochi giorni fa un altro maxi sequestro nei confronti di un altro imprenditore palermitano, Salvatore Vetrano. La confisca da 20 milioni di euro, riguarda aziende, beni immobili e conti correnti, già sottoposti a sequestro tra il 2013 ed il 2014, su proposta del direttore della Dia. "La carriera criminale di Salvatore Vetrano - secondo gli investigatori - ha in inizio a luglio del 1999, quando, con suo padre Giacomo, è stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare perché, al fine di procurare profitto anche ai componenti della famiglia mafiosa palermitana di "Corso Calatafimi", riceveva ed occultava, il carico di pesce proveniente da una rapina ai danni di un autotrasportatore". Nel febbraio 2002, è stato invece arrestato, perché ritenuto responsabile di aver rapinato un carico di pesce congelato, in concorso con altri soggetti organici a cosa nostra.

In un'ordinanza di custodia cautelare in carcere del febbraio 2005, che peraltro ha raggiunto noti esponenti di cosa nostra, Salvatore e Giacomo Vetrano, sono stati citati quali soggetti vicini all'organizzazione mafiosa.

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