Cronaca locale

L'amarezza di una vittima di mafia: "Denunciare? Non conviene..."

E’ quanto rivela un artigiano palermitano che lascia la sua città perché abbandonato dallo Stato

L'amarezza di una vittima di mafia: "Denunciare? Non conviene..."

Denunciare la mafia non conviene. E’ quanto lascia intendere Santo Lo Bocchiaro, artigiano noto per aver detto no ai signori del pizzo di Brancaccio, quartiere di Palermo dove il racket è all’ordine del giorno. L’artigiano diventò noto alle cronache quando dopo aver mandato via un esattore di Cosa Nostra ricevette una lettera con due proiettili, che denunciò, contribuendo a a far arrestare ben quindici malviventi.

L’aver dato un contributo decisivo nella lotta alla malavita organizzata, però, non basta a garantirgli una vita normale, considerando che oggi l’uomo è costretto a vivere lontano dalla sua amata Sicilia e soprattutto non ha ricevuto il primo risarcimento, come stabilito due anni fa dalla magistratura, per la sua preziosissima collaborazione: “Sono andato via – dichiara al quotidiano La Repubblica – per cercare un lavoro. Mi sembra così lontano il 2017, quando i giornali scrissero che ero un eroe. Oggi, invece, mi sento uno sconfitto”. L’esule sarebbe stato aiutato, in modo autonomo da una conoscente di un suo familiare, che avrebbe apprezzato la sua spiccata onestà, dandole così un lavoro nella sua ditta.

Una testimonianza non positiva in una realtà, dove purtroppo sono ancora tanti i commercianti a pagare l’ingiusta tassa, ma soprattutto dove sono pochissimi che hanno il coraggio di opporsi. L’ultimo blitz è arrivato nella scorsa estate, quando furono trovati oltre quaranta titolari di esercizi commerciali sotto ricatto. La storia, pertanto, non è uno stimolo per i compaesani del piccolo imprenditore, adesso trovatosi a fare il camionista lontano dalla sua isola.

Sfumato, infatti, il sogno di avere una bottega in corso dei Mille. Lo Bocchiaro non si sentirebbe gradito a Palermo, dove da qualche mese sono tornati in libertà alcuni mafiosi di Brancaccio, arrestati insieme agli estorsori finiti in carcere grazie alle sue denunce. L’uomo, pertanto, non sarebbe voluto dai suoi stessi amici, che a suo parere, lo hanno sempre ritenuto un malato di mente per essersi esposto in quel modo a chi nei fatti aveva il controllo del territorio.

L’artigiano, quindi, chiede all’Antimafia, nota per lo slogan "denunciare conviene", di “non utilizzare più il suo nome per sbandierare successi. Lo Stato non mi ha risarcito”.

Parole che non passano inosservate, considerando che potrebbero demotivare chi vorrebbe mettersi di traverso a Cosa Nostra, a questo punto solo per dei valori e non certamente per convenienza.

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