Si chiude con tre condanne e otto assoluzioni il processo per il caso di Provvy Grassi, la giovane di 27 anni trovata morta sotto un viadotto della tangenziale dell'autostrada a Messina. Era scomparsa a luglio 2013 mentre tornava a casa a bordo della sua Seicento.
L'auto e il corpo di Provvidenza furono ritrovati mesi dopo, il 29 gennaio 2014, sotto il viadotto autostradale di Bordonaro all’uscita dello svincolo di Gazzi, a Messina. Il processo era nei confronti di ex vertici del Consorzio autostrade siciliane, direttori generali e dirigenti dell'area tecnica e di esercizio dell'epoca. Il tribunale ha condannato Maurizio Trainiti e Letterio Frisone a un anno, Gaspare Sceusa a 2 anni. A Frisone concessa la pena sospesa. I giudici della prima sezione penale hanno assolto Calogero Berlinghieri, Anna Rosa Corsello, Benedetto Dragotta, Antonino Gazzara, Antonino Minardo, Mario Pizzino, Patrizia Valenti, Matteo Zapparrata per non aver commesso il fatto e dichiarato non doversi procedere nei confronti di Felice Siracusa.
Prevista inoltre una provvisionale di 100 mila euro per i genitori della ragazza. Al centro dell'inchiesta i mancati interventi di messa in sicurezza dell'autostrada A20. In particolare i terminali delle barriere di protezione all'uscita delle gallerie. Quella sera Provvy Grassi, all'uscita della galleria Bordonaro della tangenziale all'improvviso, perse il controllo della Fiat Seicento che volò dal guardrail finendo in fondo alla scarpata. L'auto e la ragazza rimasero nascoste dalla fitta vegetazione fino a quando non furono ritrovate per caso da un operaio.
La chiusura delle indagini
Alla fine degli accertamenti effettuati dai carabinieri del Ris, dalla polizia stradale e dai consulenti. Il quadro per il magistrato che si occupava delle indagini era abbastanza chiaro. L'ipotesi era che la morte di Provvidenza Grassi, qualunque sia stata la causa dell'incidente, poteva essere evitata, se le barriere di protezione laterale fossero state adeguate. Per gli inquirenti che si sono occupati del caso infatti, la Fiat 600 della ragazza, è precipitata dal viadotto passando sopra il guard-rail. In quel punto della strada, nonostante l'altezza del viadotto, le protezioni laterali erano bassissime. L'auto dopo l'uscita di strada, ha fatto un volo di quasi 20 metri, finendo a ridosso della recinzione di una cabina elettrica. La ragazza, nonostante l'impatto, lottò tra la vita e la morte per diverse ore. Ma senza poter chiamare aiuto.
Le tracce rinvenute sulla Fiat 600 della ragazza, hanno fatto propendere subito per l'incidente. Primo fra tutti un birillo trovato incastrato sotto il motore, uguale a quello collocato all'interno della galleria.
Poi i segni sull'auto e il guard-rail. Dalle analisi è anche emerso del metadone tra i capelli della giovane donna, forse la ragazza era sotto l'effetto di droghe e, dopo aver colpito il birillo, non è riuscita a controllare l'auto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.