Palese: «Conflitto d’interessi per Vendola In lista l’uomo coop che vince gli appalti»

Rocco Palese lo sfidante di Nichi Vendola parla di «nuova frontiera nei rapporti già consolidati fra amministrazioni di centrosinistra e cooperative rosse»: l’ingresso delle coop in Regione. Capita infatti che in lista con il governatore uscente della Puglia, con tanto di foto dei due assieme sui manifesti di tutta Bari, ci sia Angelo Disabato, imprenditore nonché componente dell’Ufficio di presidenza Legacoop Puglia nonché titolare, come da organigramma della stessa Legacoop, della cooperativa Ariete che gestisce in subappalto i servizi di pulizia nell’ospedale Di Venere a Bari. Avverte Palese che la Ariete non sarebbe l’unica cooperativa riconducibile a Disabato, che avrebbe un parente anche alla Supernova, in subappalto all’ospedale Perrino di Brindisi. Di più, secondo il candidato Pdl le due cooperative «dal 2005 a oggi hanno quasi raddoppiato fatturato e numero dei dipendenti». Quello che Palese denuncia come «conflitto d’interessi» per Vendola farebbe discutere già di per sé, ma nella Puglia delle inchieste sul voto di scambio «modello Tedesco», l’ex assessore alla Sanità oggi senatore Pd accusato di aver costruito gare «su misura» per far vincere alcune aziende anche al fine di creare consenso, sta deflagrando.
«Così si comprano e si vendono i voti», titolava ieri la Gazzetta del Mezzogiorno. Nell’articolo, una ventunenne racconta il «fenomeno molto esteso» di candidati che chiedono «un voto di preferenza in cambio di 50 euro e il videofonino per dimostrare il “perfezionamento” del contratto». Fare un giro a Barletta per credere. Lì, in una circoscrizione elettorale da poco più di 400 sezioni, ci sono candidati che hanno qualcosa come mille rappresentanti di lista. Si, perché a quanto pare a Barletta funziona così. In queste sere si sprecano le cene con i candidati, una sera cento persone in pizzeria, quella dopo trenta al pub, e si allungano le code davanti alle sedi dei partiti, centrodestra o centrosinistra poco cambia. Il metodo è semplice: il candidato offre una luculliana cena a liceali maggiorenni, universitari, disoccupati, giovani squattrinati. Promette loro un compenso da definirsi, fra i 30 e i 50 euro ma la cifra potrebbe aumentare in caso di vittoria, se faranno il rappresentante di lista per il suo partito, esprimendo una preferenza per lui. Chi accetta deve indicare qual è la sua sezione, per consentire la conta dei voti.
«Lo fanno in molti, qui tutti lo sanno» racconta al Giornale R. G., 22 anni, universitaria, contattata dallo staff di Giovanni Alfarano, Pdl. «Io non lo avrei votato, ma ho colto la palla al balzo. Mi hanno chiesto di lasciare la fotocopia della tessera elettorale e della carta d’identità». Perché, spiega A. D., 23 anni, «alla maggior parte dei giovani la politica non interessa, invece 50 euro fanno comodo».

Lui oltre che da Alfarano è stato contattato dai collaboratori di Filippo Caracciolo, Pd: «Dicono che gli basta la parola, così farò il doppio gioco: il mio voto non lo vendo, ma se non se ne accorgono alla fine prendo i soldi». Occhio per occhio. Del resto non ci sono obblighi né contratti, quindi non c’è nulla di illegale.

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