«Palestre gratis per Begato»

Gli chiedi di darsi una definizione e lui risponde come se la domanda se la aspettasse da una vita: «Sono più finiano di Fini». Giuseppe Murolo è quello del «cuore che batte a destra», il suo manifesto è diventato ormai un classico delle campagne elettorali genovesi. Ma anche in questo caso non ha problemi a sintetizzare al massimo quello che è il suo ideale di amministrazione: «Più sicurezza e meno sprechi - assicura Murolo -. In questi due concetti c’è un po’ tutto». Consigliere uscente di Alleanza nazionale, si presenta come terzo capolista a questa nuova tornata elettorale.
Vorrà mica andare avanti per slogan?
«No, però questi concetti sono quelli che mi hanno sempre contraddistinto in questi cinque anni di opposizione. Ho sempre cercato di combattere atteggiamenti “partigiani” della maggioranza, gli strani giochi di potere, le scelte clientelari».
Parliamo allora di una sua battaglia.
«Uno degli ultimi atti, ad esempio. Il Comune ha aumentato di 1800 metri quadrati la superficie di vendita di Castorama. Questo significa che a breve ci saranno dieci piccoli negozi di ferramenta che chiuderanno. E per un anziano potrebbe significare uno spostamento di due chilometri magari per comprare cinque bulloni».
Una sua proposta contro una del Comune?
«A Genova vengono mantenuti autentici quartieri dormitorio. Penso a Begato. Ci sono immobili abbandonati, occupati abusivamente, lasciati ai vandali. Il Comune piuttosto dovrebbe dare gratuitamente i locali al piano terra ad attività artigianali che vogliano aprire, o a giovani che intendono crearsi una palestra ma hanno difficoltà economica. Il degrado si combatte vivendo una zona».
Qualche volta le sue idee, nonostante arrivassero dall’opposizione, sono state accolte?
«Ricordo che grazie a una mia mozione è partita la campagna di adozione dei cani abbandonati. Anche se doveva essere propedeutica alla realizzazione del nuovo canile, che non c’è mai stata. E anche se io avrei voluto prevedere anche agevolazioni a quelle famiglie che adottano cani abbandonati. Niente di trascendentale, ma un po’ di croccantini pagati dal Comune potrebbero essere un aiuto concreto».
Tante volte ha però fatto opposizione dura?
«Mi indignavo ogni volta che vedevo approvare consulenze inutili, viaggi all’estero, acquisti esagerati di libri e giornali. E poi ho cercato di contrastare i grandi gruppi immobiliari che possono trasformare la città per i loro interessi economici, e penso ai casi di Quarto, di via Liri, alla svendita del patrimonio comunale per pagare spese correnti e debiti Amt».
Quali problemi della città sono stati peggio gestiti dalla giunta Pericu?
«L’emergenza abitativa. Case non ce ne sono mai, ma improvvisamente saltano fuori venti appartamenti per gli zingari della Foce. E gli asili nido: ho chiesto a città come Milano, Torino, Fireneze e Bologna. Genova è la peggiore per rapporti tra domande e posti disponibili. Per gli anziani il Comune ha solo creato società che servono a garantire stipendi agli amici degli amici, che nessuno controlla».
L’aspetto più positivo di questi cinque anni?
«Il rispetto ottenuto dagli avversari. Hanno capito che anche la destra ha una classe dirigente valida. Le mie proposte non sono mai state respinte nel merito, ma solo per motivi politici. E gli assessori mi hanno sempre dato atto della concretezza di certe battaglie».
E un rammarico?
Quello del fangodotto della Valbisagno. Chiedevo di far studiare ad Amiu un dito alternativo. La maggioranza non ha voluto perché in periodo elettorale temeva che mi venisse riconosciuto il merito».
Perché votare lei?
«Dico perché votare An e comunque i partiti di centrodestra. Perché c’è da diffidare delle liste civiche. Basti ricordare esperienze recenti come quella di Marco Bollesan, eletto con Castellaneta e poi subito passato a sinistra, che gli ha dato un posto di sottogoverno».
Perché votare Musso?
«Con Enrico Musso ho avuto un rapporto splendido fin da subito.

Da quando qualcuno ancora storceva il naso non conoscendolo bene. Ero in classe con la sorella e ho sempre conosciuto la sua come una famiglia seria e moderata. Sono contento di aver fatto tanta campagna per lui, al limite anche rinunciando alla mia personale».

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