Palestrina, ecco il quadro più grande del mondo

«L’Eterna giovinezza» dell’artista locale Jagnocco è un viaggio nella vita

È una sorta di Divina Commedia moderna trascritta su tela. Il pennello è la penna, i colori sono i significati, il messaggio è l’«Eterna Giovinezza». Questo il titolo di quello che ad oggi è il quadro più lungo del mondo. Trecentocinquanta metri quadrati di dipinto (150x2,30) su un’unica tela. A Palestrina, nella città del Pierluigi, l’inventore della polifonia, un’altra grande opera è destinata a fare il giro del mondo. Il Guinness world records di Londra ha riconosciuto all’autore prenestino il primato mondiale. Lui è Gabriele Jagnocco, pittore-scultore della Scuola Romana, autore di numerose opere, esposte in Italia e all’estero, dove ha ottenuto in passato egregi riconoscimenti. Imbattersi nella sua arte è come riscoprire la propria anima impigrita dal frenetico scorrere della vita, scoprirsi d’un tratto bambini, resi attoniti dalla vista dei colori, per poi ritornare adulti, e riflettere sull’esistenza, in un continuo gioco di meditazione ed euforia. Il quadro narra il viaggio dell’uomo, dal passato al futuro, per arrivare all’eterna giovinezza. Tema unificante è la vita, rappresentata da un albero che estende i suoi rami per la lunghezza di tutto il quadro. Come nella fantastica storia infinita, la fantasia prende il sopravvento sul racconto. Uomini freddi-blu, uomini caldi-rossi, uomini verdi-giovani. Ogni colore ha il suo significato. Il verde è il colore prepoderante, che richiama le origini rupestri e bucoliche di un artista che amava tra i pascoli scolpire le pietre.
Carri immensi trainati da uomini, macchine senza motore, metropolitane gigantesche, cyborg volanti. Mai si erano toccati così da vicino l’antico e il moderno. Il tempo scorre così velocemente che a distanza di pochi metri è possibile trovare, sulla stessa linea, i dilemmi dell’homo faber e quelli contemporanei della famiglia e dell’inquinamento. Molto forte è il tema della relazione interpersonale, sempre più dimenticato e tralasciato e che assurge invece a canale di salvezza per tutti quei «morti che camminano», persone che hanno perso la gioia della vita, la giovinezza, appunto.

Gli uomini-blu e i contorni di uomini possono salvarsi in un solo modo: attraverso un rifornimento di colore, una dose di amore, capace di vincere i confini, anche quelli della vita. Omnia vicit amor, l’amore vince su tutto. Forse la vera morale di questa favola post-moderna, raccontata per la prima volta su tela.

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