Franco Ordine
Prima le scuse, poi la proposta indecente. Guido Rossi ha capito subito, dalla lettura dei giornali, di aver urtato la suscettibilità di Petrucci e Melandri. Passi per il presidente del Coni, ma la ministra dello Sport non è il tipo da incassare scortesie istituzionali a bocca chiusa. E allora, il neopresidente di Telecom, si è fatto sentire di primo mattino. «Si è svolto tutto così in fretta, non ho avuto il tempo materiale per avvertire nessuno» la spiegazione passata al presidente del Coni e ripetuta poi alla signora Melandri, il cui umore era documentato da una pepata dichiarazione alle agenzie (ore 10.30 del mattino): «Attendo un chiarimento con il professor Rossi e comunque un punto è chiaro: lopera di riforma del calcio non deve conoscere alcuna interruzione». Come dire: chi si occupa della presidenza di Telecom non può occuparsi, allo stesso tempo e con la stessa disponibilità, della federcalcio.
Dopo le scuse di rito, è arrivata la proposta indecente. I due ruoli, presidente di Telecom e commissario straordinario di federcalcio, non sono incompatibili, ha sentenziato il professore con una nota. «Alla Telecom il suo incarico è di garanzia, non ha alcuna delega» hanno aggiunto dalla ristretta cerchia dei suoi collaboratori. «E poi i diritti tv dei club sono materia trattata della Lega professionisti» laltra tesi fatta circolare in modo informale. Nessuno ha avuto il coraggio di mettere per iscritto una tesi così arrogante dal punto di vista intellettuale. Lesperto di regole (valide per gli altri, solo per gli altri) non si è spinto oltre il confine della decenza. E così ha rammentato a tutti, dirigenti e opinione pubblica, che non è disposto a farsi da parte ma a lasciare nel caso di un esplicito invito da parte della giunta del Coni e del suo presidente Petrucci. Meno male.
E qui è il punto, il nodo, il prossimo bivio. Martedì, a Roma, in occasione di un incontro già fissato, giunta Coni e Gianni Petrucci devono uscire allo scoperto. E trasformare in atti concreti quello che nelle ultime ore hanno fatto filtrare sul conto della conclamata incompatibilità del doppio incarico. È vero, chiedere al «democristiano» Petrucci uno scatto dorgoglio è come cercare nella produzione di Oriana Fallaci un passaggio cerchiobottista: impossibile. Ma è nel corso di eventi impegnativi che si misura la statura di un dirigente dello sport. Franco Carraro, socialista e vicinissimo a Craxi, ai tempi del boicottaggio Usa verso lOlimpiade di Mosca, tenne la schiena dritta e disse no al suo capo. Qui cè di mezzo ancora palazzo Chigi in qualche modo, ma Petrucci deve trovare il coraggio per dire no al doppio incarico e cambiare cavallo, al volo, garantendo al calcio il suo futuro di riforme condivise. Alcuni membri della sua giunta hanno già sfiduciato il professore.
Dalla parte di Petrucci e della giunta Coni, decisi a interrompere il mandato del professor Rossi, ci sono quasi tutti, i politici e gli uomini di calcio. Antonio Matarrese ha rispettato per loccasione un polemico silenzio. Lhanno sculacciato tutte le volte che ha svelato, in anticipo, gli errori di Rossi. Adesso tocca agli altri mettere la faccia, ha pensato. Don Tonino non si nasconderà. Lunedì, in occasione del vertice per Euro 2012, al foro Italico, riferirà degli orientamenti dei suoi presidenti. Vogliono un presidente effettivo, a tempo pieno, e se non è possibile subito, un commissario diverso dal professore. Gamberale è già sulla rampa di lancio, Nicoletti no. Come uomo di calcio, Ancelotti ha detto la sua. «Bisogna trovare nel nostro mondo una persona competente e allaltezza» ha dettato. E parlando del doppio incarico ha forse ricordato le dimissioni di Galliani dai cda di Mediaset e Telecinco prima di accettare la presidenza della Lega. Al tecnico rossonero replica in serata il presidente dellInter Massimo Moratti: «Che Ancelotti parli di incompatibilità... Guido Rossi è proprio un esperto di incompatibilità, poi ognuno guardi in casa sua. Sarà Rossi a decidere o chi di dovere».
Al plebiscito contro Rossi ha partecipato Gianni Rivera, che politicamente sta da quella parte, col centro-sinistra insomma. «Più che una questione di incompatibilità è una questione di opportunità» è stata la sua stroncatura. «Larroganza di Guido Rossi non conosce limiti, ora autocertifica la compatibilità. Petrucci non può avallare la mossa» è la posizione di Gasparri (An). Cui dà man forte Burani di Forza Italia («impensabile che resti al suo posto»).
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