Pallottole contro guantoni L’ex pugile finì ko per una vendetta privata

La polizia arresta Nicodemo Macrì per aver sparato all’ex pugile Francesco Dell’Aquila

Pallottole contro guantoni L’ex pugile finì ko per una vendetta privata

Dev’essere stata una di quelle cosa da risolvere da uomini, magari con una bella scazzottata davanti al bar. Ma affrontare un ex campione europeo di pugilato sarebbe stato troppo rischioso. E così Nicodemo Macrì ha preferito la pistola ai guantoni da boxe per dare una bella lezione a Francesco Dell’Aquila. Questo è quello che hanno ricostruito i poliziotti della squadra mobile di Genova che hanno arrestato il trentatreenne di origini calabresi per la sparatoria avvenuta il 20 ottobre scorso davanti al night «Mosche Bianche» di via Pisacane, alla Foce. Una vendetta privata, una sorta di regolamento di conti per uno sgarro. Anche se, detto così, sembrerebbe trattarsi di chissà quale torto. Invece, secondo gli uomini della sezione omicidi della squadra mobile, quei sette colpi di pistola sarebbero stati sparati contro l’ex pugile per motivi poco più che banali.
Di certo è stato il suo passato da sportivo a mettere nei guai Dell’Aquila. I poliziotti della squadra mobile diretta da Claudio Sanfilippo, fin dal momento della sparatoria all’alba, avevano rispolverato momenti meno esaltanti della storia personale del campione che sfiorò il titolo mondiale. Avevano tenuto subito in considerazione la notizia di un arresto per droga dell’ex pugile e avevano «scavato» in questo ambiente. Il vice questore Alessandra Bucci, responsabile della sezione omicidi, aveva da subito trovato la pista giusta. Fin dalle prime ore successive all’agguato i suoi uomini avevano iniziato a sospettare di Nicodemo Macrì. E si erano messi sulle sue tracce. In questa indagine, per assurdo, è stato più facile individuare la persona ritenuta responsabile della sparatoria, che riuscire a rintracciarla e a fermarla.
Da giorni infatti i poliziotti cercavano Macrì, che però sembrava scomparso nel nulla, addirittura fuggito da Genova. Tanto che la squadra mobile era pronta a estendere la caccia fuori regione. Poi, mercoledì sera, la notizia tanto attesa. Una svolta improvvisa. La sezione omicidi si è dovuta riorganizzare in tutta fretta e partire per Bolzaneto. Era lì, in un bar di via Romairone, che Nicodemo Macrì si sarebbe dovuto incontrare con altre persone. Una corsa contro il tempo ha portato i poliziotti sul posto giusto al momento giusto. Non appena gli agenti si sono disposti attorno al locale, il sospettato numero uno si è fatto avanti e la trappola è potuta scattare.
Al momento dell’arresto, l’uomo accusato di aver sparato all’ex campione, ha dato sfoggio di tutta la sua sportività. Ha garantito di non essere responsabile di quell’agguato all’alba davanti al night, ma si è anche comportato con molta freddezza, non ha minimamente reagito quando gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip.

Ai poliziotti è mancato solo un dettaglio per chiudere il cerchio: nonostante le perquisizioni, non è stata ancora ritrovata la pistola con la quale sono stati sparati i sette colpi, tre dei quali hanno ferito Dell’Aquila alle gambe.

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