Le palme sfrattano le magnolie a Chiavari scoppia la polemica

L’operazione costerà 180mila euro e c’è già chi grida allo scandalo sostenendo che sarà una spesa inutile

Le palme sfrattano le magnolie a Chiavari scoppia la polemica

Maria Vittoria Cascino

Per i chiavaresi è sempre stato il viale delle palme. Da piazza Nostra Signora dell'Orto a piazza Torriglia. Da almeno cent'anni. Anche se adesso ci sono le magnolie. Da almeno quaranta. Troppi per l'amministrazione comunale. Che su quel viale, è inutile, ci stanno bene le palme, lo insegna anche la storia. Tanto che ne hanno ordinate un centinaio di Phoenix dactylifera (meno «vestita» della canariesis) altezza di stipite dai 2 metri e 50 ai 3.70, già sigillate, da piantare entro i primi quindici giorni di maggio. Al posto delle magnolie. «Che invece avrebbero solo bisogno d'una sistemata» incalza Agostino Crovetto, agronomo e titolare dell'omonima azienda di floricoltura in corso Buenos Aires. Che qualcosa ne capisce visto che le serre lì ci sono da metà Ottocento e dentro c'era già il suo bisnonno. «Perché devono sostituire le magnolie? A chi giova? Qual è il vantaggio per la città? Basterebbe alzarne l'impalcatura e modellarne la sagoma. E sa quanto ancora profumerebbero l'aria del viale?».
Invece sono già pronti 180.000 euro per l'operazione palme, «che vuol dire segare il tronco della magnolia, estrarre la ceppaia con radici e ripristinare la buca per il nuovo invaso. Per rimetterci le palme che già sono morte tutte una volta per il noto fungo. Nella terra restano comunque le spore che potrebbero danneggiare le nuove piante e mandare in fumo l'investimento».
Crovetto scuote la testa e s'aggiusta il cappello, ti dice della gente che viene in serra e insieme ai fiori tira fuori la faccenda delle palme, che magari quei soldi andrebbero spesi per situazioni più urgenti. Gli spieghi che forse non è solo una questione di palme contro magnolie. Che forse il progetto è di più ampio respiro. Tant'è vero che la presentazione a Palazzo Bianco parte dalla Chiavari color seppia. Con lo storico Giorgio Getto Viarengo che ritorna alla nascita del viale e diapositiva dopo diapositiva ricrea quell'idea urbanistica che a fine Ottocento segnò la svolta nell'assetto della città e la sua crescita verso il mare.
«Nel 1876 si deve decidere dove piazzare il monumento a Vittorio Emanuele II, è da lì che parte l'idea del viale. - spiega Viarengo - Nel 1889 il Comune acquista le prime otto palme canariensis. Nel 1897 l'urgenza di costruire la Strada Nuova che da piazza dell'Orto doveva arrivare a Preli. Ma si ferma in piazza Torriglia perché non si mettono d'accordo sugli espropri. Poi l'acquisto e messa a dimora di cento palme che allora il Comune pagò 14 lire l'una (oggi 1.400 euro). Per creare quell'idea prospettica che traguardava la Cattedrale e che con le magnolie oggi s'è persa».
Nel 1936 provano a chiamarlo Viale Impero, ma il toponimo non passa. In calce alle cartoline resta la scritta «Viale delle palme». «Negli anni sessanta la sostituzione con le magnolie - ricorda Giuseppe Corticelli, assessore a parchi e giardini -. Perché le canariensis s'ammalarono di fusariosi, divenuta poi endemica in tutta la Liguria. Per questo oggi abbiamo scelto le dactylifere, che non sono attaccabili dalla fusariosi delle canariensis». Sembra una certezza, ma Mario Campodonico, responsabile comunale del servizio parchi, precisa che «anche le dactylifere hanno la loro fusariosi, ma non ci sono casi accertati in Liguria».
Intanto le magnolie lì non possono fermarsi oltre, «stanno bene nei parchi, non nei viali: le radici sollevano la pavimentazione e la chioma rigogliosa riduce l'illuminazione». Il lavoro è urgente, si parte ai primi di marzo, e le ottantasette magnolie segate (eccetto qualche esemplare che potrebbe essere sistemato nel Parco Rocca) finiranno a bruciare nelle caldaie predestinate.

Crovetto ha in mano l'invito al convegno «Il ritorno delle Fenici» che si terrà domani all'Auditorium San Francesco a partire dalle 9.30. Giusto per dare all'operazione palme una giustificazione storica. Giusto per far capire quel po' po' che ci sta dietro. Centottantamila euro a parte.

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