Politica

Pamela, prima soldatessa colpita in azione

La madre: «Sono orgogliosa di lei. Le ho parlato e mi ha detto: “sto proprio bene”»

Carmine Spadafora

da Orta di Atella (Ce)

«Sono orgogliosa di mia figlia, sono orgogliosa della mia soldatessa». Esprime tutta la sua fierezza di madre, Maria Filomena Cutillo: la sua ragazza, il caporale Pamela Rendina, 24 anni, prima soldatessa italiana colpita in azione, è scampata ieri all’agguato di Kabul. La voce di Maria Filomena è pacata ma il viso è tirato e la tensione forte, nonostante le notizie rassicuranti sulle condizioni di salute della soldatessa. «È stata Veronica, la mia primogenita, a darmi la notizia dell’attentato - racconta -. Poco dopo ho parlato con la mia bambina. Per prima cosa, Pamela mi ha detto “mamma sto bene, qualunque cosa dovessi sentire in tv, non è vero niente. Senti la mia voce? Sto proprio bene”. Io le credo, conosco la sua voce».
Davanti alla scuola materna che la signora Cutillo gestisce con la figlia Veronica, a Orta di Atella (Caserta), riceve la solidarietà di centinaia di persone. Le due donne sono assistite da una psicologa dell’esercito, dal colonnello Domenico Basile, coordinatore del Comando regionale di Napoli, e dal capitano Antonio Grilletto. Non c’è il papà: Aldo Rendina, una volta tranquillizzatosi sulle condizioni della figlia, è andato al Policlinico, per partecipare a un corso di aggiornamento per infermieri. Mamma Maria Filomena, si commuove quando le viene comunicato che il caporal maggiore, Giorgio Langella, non ce l’ha fatta. «È una cosa troppo dolorosa e grave. Io ringrazio il Signore continuamente per avere protetto Pamela, ma prego per tutti quei soldati che hanno perso la vita».
I Rendina vivono in via Ghisleri, nel quartiere Scampia, tristemente noto a Napoli per la faida tra i clan della camorra e il traffico di droga. Anche a Scampia, Pamela è conosciuta per il suo altruismo e la voglia di rendersi utile agli altri. Prima di entrare nell’esercito, infatti, la soldatessa si era dedicata ai ragazzi del suo quartiere. «Mi chiedete che ragazza sia mia figlia: io vi dico che è dolce, riservata e generosa. Non sono contraria alla sua scelta di fare il militare e di andare a Kabul. Io, i miei figli li lascio sempre liberi di fare le loro scelte». In casa Rendina, adesso è iniziato il conto alla rovescia. «Aspettiamo che Pamela torni presto. Non so quando avverrà, ma non vedo l’ora di riabbracciare mia figlia.

E poi, deve mantenere una promessa che mi ha fatto al telefono: mi ha detto che riprenderà gli studi e si laureerà in informatica».

Commenti