Non più tardi di tre mesi e mezzo fa avevamo intervistato Franco Cosimo Panini, scomparso ieri a Modena, in occasione dellinaugurazione del Museo della Figurina nella città emiliana. Ci aveva colpito lentusiasmo con cui parlava di questa ultima, grande iniziativa della sua azienda: donare al Comune le centinaia di migliaia di figurine possedute, tra quelle emesse dalla sua azienda negli oltre quarantanni di attività e quelle prodotte in tutto il mondo a partire dal Seicento, frutto di una paziente attività di ricerca durata decenni.
Un entusiasmo forse insolito in un uomo più vicino agli ottanta che ai settanta, ma alimentato dallorgoglio per limpresa creata insieme ai tre fratelli. Era lui ora, dopo la scomparsa di Giuseppe e di Benito, a portarla avanti. Una grande avventura, la loro, partita da unedicola di fronte al Duomo di Modena. A quei tempi - siamo allinizio degli anni Sessanta - i fratelli Panini cominciarono a interessarsi al mondo delle figurine. Unindustria già affermata, una realtà capace di stimolare la fantasia e la passione dei bambini nei difficili anni del dopoguerra, molto prima dellarrivo della televisione, conciliando lintento pedagogico e il divertimento. Ma anche un mercato fiorente. Con queste parole il fratello Giuseppe, il maggiore, sintetizzò la situazione e fece la sua proposta, in quella sera di inizio anni Sessanta destinata a cambiare per sempre la loro vita: «Le figurine sono un buon prodotto. Se sono in commercio, vuol dire che qualcuno le produce. Perché non potremmo essere noi?».
Detto fatto, i fratelli avviano una piccola attività imparando il mestiere da chi già operava nel settore, come la Casa Editrice Bea di Milano, e prendono una prima decisione: produrre soltanto figurine di calciatori. Franco, che nel frattempo aveva lasciato ledicola per un ambitissimo posto in banca, comincia a muovere i primi passi. Ogni sabato - il giorno libero - si reca a Milano per creare la prima figurina. Il punto di partenza è una cartolina in bianco e nero dellinterista Sandro Bolchi. Tramite lavorazioni in tipolitografia si arriva alla figurina che apre il loro primo album, su cui campeggia in copertina Niels Liedholm che rincorre il pallone. Qualche anno dopo, arriva la svolta. Fino a pochi mesi fa sorrideva divertito, ripensando alle facce sbigottite dei colleghi, il giorno che diede le dimissioni dalla banca. «Si figuri, per andare a fare le figurine!».
Sembrava una pazzia, e forse lo era. Ma di sicuro non se nè pentito. Dopo gli album dei calciatori - raccolte dai Panini nel 1999 in unenciclopedia del calcio in otto volumi - le produzioni si moltiplicarono e si diversificarono sempre di più nel tempo. Vennero le serie ispirate dai personaggi di cartoni animati e di sceneggiati televisivi. Per esempio Heidi, Goldrake, e il mitico Sandokan, lunica che riuscì a battere perfino i calciatori quanto a diffusione. Passo dopo passo, lazienda si ingrandì e cominciò a far gola a editori stranieri. Alla fine degli anni Ottanta fu ceduta alla Maxwell. Seguì un lungo e fortunato avvicendamento che la vide affiancarsi al gigante americano Marvel, prima di tornare in Italia alla fine degli anni Novanta.
Nel frattempo, però, era diventata leader mondiale nel campo delle figurine, prodotte e diffuse in decine di Paesi. Franco Panini continuò a occuparsi di editoria per la prima infanzia, seguendo ad esempio il fumetto «la Pimpa», avviò la testata Comix, curò produzioni di nicchia come i codici miniati. Negli ultimi anni ricevette numerosi riconoscimenti e benemerenze. Nel 2003 fu nominato Cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana. Conservò il gusto per la ricerca di figurine di ogni genere e provenienza. Sempre su idea di Giuseppe, infatti, si era consolidata labitudine di setacciare mercati e mercatini stranieri in cerca di figurine. Andava particolarmente fiero di una serie francese di fine Ottocento con i grandi personaggi storici, scovata a Londra in un negozietto, un memorabilia in Charing cross.
Anche lui dunque, fino alla fine, a caccia di figurine, come i milioni di bambini che ha fatto sognare.
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