Di Genova Marco Pannella sa quel che non ha: una via intitolata a Renzo Tortora. Lui la chiede da anni, da anni il Comune la nega: in principio fu risposto che in base ai regolamenti comunali devono trascorrere dieci anni dalla morte, la proposta successiva di intitolare al presentatore la strada dove nacque e visse si arenò per le difficoltà burocratiche sollevate dai residenti che avrebbero dovuto cambiare indirizzo, e per motivi toponomastici fu anche respinta la proposta di intitolare a Tortora il piazzale antistante il carcere di Marassi, scelto come simbolo per lingiusta detenzione. Ieri il leader radicale della Rosa nel pugno, in visita a Genova, ha annunciare limpegno dello Sdi in consiglio e in giunta comunale «a riprendere la battaglia per intitolare finalmente una piazza o una strada a Tortora, cosa non ancora avvenuta per vari motivi, contrariamente a quanto accaduto in altre città come Milano o Roma».
Per il resto, il qui e laltrove non fanno differenza per il Pannella-pensiero. I richiami dellarcivescovo di Genova Tarcisio Bertone sulla pillola abortiva e sui Pacs, per esempio: «La politica vaticana oggi è una potente eresia simoniaca». Bene fa invece don Gallo, a fumare uno spinello nella sala rossa di Tursi: «Un esempio di grande moralità e serietà». Quanto agli alleati, non è che Pannella ci si trovi come a casa, epperò cè da «mandare in pensione Berlusconi».
Ce nè per tutti, comunque, anche «per il mio amico Fausto»: Infatti, scandisce il leader radicale: «Berlusconi e Bertinotti sono compagni di merende».
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