da Roma
Sa un po' di minestra riscaldata, ma guai a dirlo, il ritorno di Paolo Baratta alla presidenza della Biennale. Il ministro Rutelli comunque ha deciso. In verità, avrebbe preferito puntare su Davide Rampello, presidente della Triennale milanese. Però a sinistra lo considerano uomo troppo vicino a Mediaset: così alla fine, per evitare intoppi nelle commissioni Cultura di Camera e Senato, venute meno le candidature di Giorgio Ferrara e Vittorio Bo, s'è trovata la soluzione Baratta, d'intesa con l'immancabile Veltroni e l'irritabile Cacciari. A dire il vero anche Galan, presidente della Regione veneta, si dice molto soddisfatto. Insieme al sindaco di Venezia non vedeva l'ora di liberarsi di Davide Croff, presidente rimosso senza tanti complimenti, a parte i soliti ringraziamenti di rito (ma se ha svolto «positivamente il suo ruolo» perché farlo fuori?).
Paolo Baratta, milanese, classe 1939, tre volte ministro con Amato, Ciampi e Dini, manager ed economista stimato, membro di svariati consigli d'amministrazione, torna dunque alla testa della più prestigiosa istituzione culturale italiana, dopo averla diretta dal 1998 al 2002. Fu il ministro Urbani, in seguito a un ruvido scontro di vedute sulla scelta di Deyan Sudjic alla guida della sezione Architettura, a non rinnovargli il mandato. Al suo posto venne scelto Franco Bernabè che resistette solo due anni, poi toccò a Croff.
Naturalmente per la nomina vera e propria bisognerà attendere il parere consultivo delle commissioni parlamentari, ma non ci dovrebbero essere sorprese. Recita il comunicato ministeriale diffuso ieri mattina: «La persona più adatta a realizzare questa strategia («destagionalizzazione», collaborazione internazionale, strutture permanenti, Asap e nuovo Palazzo del cinema, ndr) è Paolo Baratta, sia per l'eccellente prova che ha assicurato alla Biennale nel periodo 1998-2002, sia per le professionalità culturali e gestionali sviluppate nel corso della sua prestigiosa carriera sia nel settore pubblico che in quello privato». Insomma, per una volta sembrano tutti d'accordo: centrodestra e centrosinistra. Con il risultato che Rutelli, compiendo un discreto strappo istituzionale non passato inosservato, ha già proceduto alla riconferma di due dei cinque direttori, visto «l'eccellente bilancio della Mostra del cinema e della Biennale Teatro».
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