Laura Rio
da Milano
«Questa trasmissione è figlia mia. Del mio cuore, della mia indole, del mio pensiero. Non lo era Serie A, che ho accettato di fare ma in cui, come si è visto, non c'entravo nulla». Paolo Bonolis, allindomani del debutto del suo nuovo show Il senso della vita (giovedì su Canale 5), è di nuovo frizzante. Non ha più la voce mesta che si era sentita la sera in cui a Matrix aveva dato laddio definitivo allo show calcistico domenicale chiedendo scusa se qualcuno della redazione sportiva si era sentito offeso.
È contento della riuscita della trasmissione e anche dei dati di ascolto: 20,66 per cento di share con un milione 687mila spettatori. Per lui è una piccola rivincita, non di quelle che ti rispediscono di volata nellOlimpo dei presentatori, ma di quelle che, almeno per qualche giorno, ti riconciliano con il mestiere che hai scelto di fare. E che ti ridanno un poco di serenità dopo una delle crisi più difficili viste a Mediaset.
«Ma io sereno lo sono sempre stato - aggiunge - e ho cercato di trasmettere tranquillità anche agli altri. Io guardo il mondo con il telescopio: nella vita accadono tante cose, belle e brutte e che sono a confronto delluniverso? Nulla». Nel microcosmo della tv nostrana, quello del Senso della vita non è un risultato eclatante, però visto che stiamo parlando di un programma di approfondimento, non cè da lamentarsi (Matrix ha una media del 16,2 per cento). Come concorrente, su Raiuno, lo showman aveva il navigato Vespa che con lospitata degli ormai onnipresenti (e di grande appeal sul pubblico) naufraghi dellIsola dei famosi ha totalizzato il 26 per cento di share.
Entrare nelle case degli italiani alle undici della sera per cercare di capire con loro quale senso dare alla vita, è impresa coraggiosa e assai rischiosa. E Bonolis ci si è buttato con il cuore. «Lho sempre detto - spiega - volevo sperimentare una nuova cosa. Nella vita bisogna avere coraggio, troppo facile continuare a fare il 35 per cento di share con un giochino come Affari tuoi. Se ci si ferma, non si cresce. Il complimento più bello che mi hanno fatto oggi: sembrava un programma di Raiuno con i contenuti di Raitre in onda su Canale 5».
Un bellissimo studio, un pizzico di ironia grazie a Laurenti e Flavio Oreglio, qualche attimo di divertimento con «i dieci motivi per cui vale la pena vivere» ripresi dal mitico Cuore, interviste studiate (soprattutto quella a Michele Placido), il tutto condito con una forte dose di buonismo e qualche caduta nel moralismo, e il gioco è riuscito. Lo show ha avuto un picco del 31,5 per cento di share con 3 milioni 472mila spettatori. A seguire Lantipatico di Maurizio Belpietro ha incassato il 17,25 per cento.
Dalle parti di Cologno non si esulta, ma se Alessandro Salem, direttore generale contenuti Rti, rileva che «Il senso della vita è un programma che non cera. Bonolis ha inventato un nuovo formato, una contaminazione tra approfondimento e intrattenimento che ha incontrato il favore del pubblico», il commento di Maurizio Crippa, responsabile del settore informazione, punta sulla metafora: «È come quando un campione di moto come Valentino Rossi vince nel rally. Quello di ieri è stato un segnale forte nel segno dellinnovazione e contaminazione dei programmi e del coraggio».
Ma Bonolis si sente Valentino Rossi? «Valentino è uno che fa bene anche su quattro ruote - risponde lo showman - e comunque resta una stella della moto anche quando fa i rally». Vuol dire che presto tornerà con uno show in prima serata? «Questo è tutto da valutare. Se non sarà a primavera, rimandiamo a settembre, senza problemi». Dunque la brutta parentesi di Serie A è chiusa. «Lo ribadisco: se mi avessero detto prima che non ero gradito mi sarei fatto subito da parte». Possibile che non lavesse capito? «Giuro di no. Ci sono arrivato tardi e a quel punto ognuno per la sua strada».
Ma non si poteva risparmiare quelluscita su «Er Penombra»? «Tutto quello che ho detto quella domenica è stato in difesa della redazione sportiva, ma evidentemente non sono stato capito. Comunque penso che nella vita sia sempre meglio prendersi delle pedate nel sedere piuttosto che camminare sempre rasente ai muri».
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