PaoloSpia

Il sequel stilistico del Corriere di Paolo Mieli ci appassiona, e per quest’ennesimo spettacolo di storia del giornalismo italiano noi esigiamo posti in prima fila. Non osiamo neppure immaginare quali meraviglie verranno scritte sul nuovo corso di via Solferino: il colore, il nuovo formato, un’autoreferenzialità ormai conchiusa, il seminare zizzania, il terzismo che cede al rimescolamento di opinioni controverse (obiettivo: far litigare) e soprattutto quella certa leggiadrìa nell’alternare non più alto e basso, ma medio e più basso ancora, modello Dagospia. Ieri, in prima pagina, «il pianto in carcere» di Anna Falchi ripreso da Novella 2000; giorni orsono il Corriere aveva fatto la stessa cosa riprendendo il settimanale Chi; l’attentato sul Mar Rosso, sempre ieri, è valso il pretesto per parlare del «paradiso dei sub e dei surfisti» e poi per dar spazio a un articolo in cui parlare dei afondali amati dai vip» con foto di Alba Parietti e Marta Marzotto e Sabrina Ferilli eccetera. E via così, noi ben lieti d’avere sempre qualcosa di nuovo o di vecchissimo da imparare.

Speriamo che in via Solferino non decidano di riprendere anche Liberazione, che ultimamente ha pubblicato un inserto su «Il piacere anale». Un tempo si diceva che Mieli aveva messo la minigonna al Corriere, ora il rischio è che gliela voglia levare.

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