Il papà di Serena: «Non credo al suicidio del carabiniere»

Santino Tuzi, brigadiere dei carabinieri trovato morto sabato in auto alla periferia di Arce, si sarebbe ucciso sparandosi un colpo al petto con la pistola di ordinanza. Questo il risultato dell’autopsia e degli accertamenti medico legali.
Ma a non credere a una morte «casuale» è il padre di Serena Mollicone, la ragazza assassinata vicino ad Arce nel 2001. Un giallo per il quale qualche giorno fa era stato interrogato il militare suicida. «Conoscevo bene il brigadiere, ho insegnato ai suoi figli e non credo che fosse capace di arrivare a compiere un gesto così estremo come quello di uccidersi», dice Guglielmo Mollicone. «Credo che la morte del brigadiere sia legata all’interrogatorio al quale è stato sottoposto 5 giorni fa dopo la riapertura dell’indagine che riguarda la morte di mia figlia. Il brigadiere il giorno della scomparsa e il giorno del ritrovamento era in servizio ad Arce e quindi sapeva molte cose».
«Serena - ha aggiunto Mollicone - è stata uccisa da colui che voleva aiutare ad uscire dalla droga.

Il figlio dell’ex maresciallo, che all’epoca dell’omicidio di mia figlia dirigeva la stazione di Arce sa tanto di questa storia». Un’ipotesi avallata anche da quanto dichiarato da un amico del carabiniere morto, Marco Malvasi: «Non credo al suicidio - dice -, lui sapeva troppo sul delitto di Serena».

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