da Milano
È la grande battaglia di Benedetto XVI. Il Papa riceve, nel Palazzo Apostolico, un centinaio di rappresentanti delle più importanti organizzazioni non governative, le famose Ong, tutte accreditate presso le Nazioni Unite. Parla e denuncia la logica del «relativismo morale» che domina lOnu. La cooperazione internazionale non può «imporre stili di vita» che calpestano il valore della vita. Il problema è che non si riconosce la centralità della «legge morale naturale» e la difesa della «dignità delluomo». La risposta delle Nazioni Unite è netta: «Le Nazioni Unite nascono da un accordo tra Stati - ha ribadito Farhan Haq, numero tre della sala stampa del Palazzo di Vetro - ma non dimenticano che una delle pietre miliari dellOnu è la Dichiarazione universale dei diritti delluomo».
Le parole di Benedetto XVI riaprono la polemica aperta a giugno dal cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, contro la svolta abortista di Amnesty International. Lorganizzazione internazionale scelse di considerare anche laborto un diritto fondamentale da tutelare. La risposta della Santa Sede fu: stop ai finanziamenti. Amnesty replicò: mai ricevuto soldi dal Vaticano. Ci sono questioni fondamentali che non possono essere barattate. Non cè compromesso. Ratzinger, il Papa teologo, si appella alla sacralità universale della legge morale naturale. Non uccidere è un comandamento che vale per tutti. È il fondamento delletica umana. Su un principio del genere non ci sono se, ma o quando. È inderogabile. È non negoziabile. Assoluto.
Eppure negli organismi internazionali spesso vince il relativismo morale. Dice Benedetto XVI: «Viene così di fatto ad imporsi una concezione del diritto e della politica, il cui consenso tra gli Stati, ottenuto talvolta in funzione di interessi di corto respiro o manipolato da pressioni ideologiche, risulterebbe essere la sola ed ultima fonte delle norme internazionali». Letica dellegoismo e le ideologie cancellano - secondo il Pontefice - le leggi della morale naturale.
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