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Il Papa al carcere di Rebibbia "Migliorerà la situazione..." I detenuti gridano "amnistia"

Benedetto XVI ha visitato Rebibbia. "Nonostante il loro crimine i detenuti sono persone umane e devono essere trattati con rispetto e dignità". Poi risponde a diverse domande dei carcerati. Presente anche il ministro della Giustizia Paola Severino

Il Papa al carcere di Rebibbia "Migliorerà la situazione..." I detenuti gridano "amnistia"

Roma - Prima che Benedetto XVI lasciasse il carcere di Rebibbia, che ha visitato stamani in occasione delle immimenti festività natalizie, dalle finestre delle celle e da dietro le transenne dove si trovavano per assistere all'incontro i detenuti hanno urlato in coro al pontefice "amnistia". Era presente anche il ministro della Giustizia Paola Severino, che l'altro giorno ha "aperto" alla misura svuota carceri: si parla di 3.300 detenuti che presto potrebbero tornare a casa.

Il Papa, nel suo intervento, ha ricordato che i detenuti devono essere trattati con rispetto e umanità. Ed era, il suo, un chiaro riferimento alla difficile situazione delle carceri italiane, notoriamente sovraffollate. "I carcerati sono persone umane che meritano, nonostante il loro crimine, di essere trattati con rispetto e dignità. Hanno bisogno della nostra sollecitudine". Ai detenuti, di Rebibbia, una piccola parte dei quali hanno potuto salutarlo nella cappella intitolata a "Dio Padre nostro", mentre gli altri l'hanno visto attraverso le tv delle celle, il Papa ha ricordato che "occorre inoltre bandire - ha continuato Ratzinger sempre citando il suo documento - i casi di errori della giustizia e i trattamenti cattivi dei prigionieri, le numerose occasioni di non applicazione della legge che corrispondono ad una violazione dei diritti umani e le incarcerazioni che non sfociano se non tardivamente o mai in un processo". "La Chiesa - ha poi concluso - riconosce la propria missione profetica di fronte a coloro che sono colpiti dalla criminalità e il loro bisogno di riconciliazione, di giustizia e di pace".

Anche Gesù è stato in carcere

"Lo stesso Figlio di Dio, il Signore Gesù, - ha ricordato Ratzinger nel suo discorso - ha fatto l’esperienza del carcere, è stato sottoposto a un giudizio davanti a un tribunale e ha subito la più feroce condanna alla pena capitale. Dovunque c’è un affamato, uno straniero, un ammalato, un carcerato, lì c’è Cristo stesso che attende la nostra visita e il nostro aiuto. È questa - ha confidato - la ragione principale che mi rende felice di essere qui, per pregare, dialogare ed ascoltare. Vorrei potermi mettere in ascolto della vicenda personale di ciascuno, ma non mi è possibile; sono venuto però a dirvi semplicemente che Dio vi ama di un amore infinito".

Le domande dei detenuti al Papa

La visita del pontefice a Rebibbia è stata anche l'occasione, per alcuni detenuti, di rivolgere delle domande a Benedetto XVI, che ha ognuno ha risposto personalmente. Tra i temi sollevati,  l’importanza di essere padre e di poter tenere in braccio il proprio figlio, diritto anche per un detenuto, e la difficoltà dell’Occidente ricco ad essere felice, forse a causa dei troppi beni.

La lettera che ha letto il ministro

Il Guardasigilli Paola Severino nel suo intervento ha voluto leggere una lettera consegnatale da un siciliano detenuto nel braccio di alta sicurezza del carcere cagliaritano di Buoncammino. Insieme al testo Alfio Diolosa, questo il nome del carcerato, ha regalato alla Severino anche un presepe in miniatura che ha fatto con le sue mani.

L'impegno del Papa per i detenuti

"Possiamo essere convinti che il nostro Governo e i responsabili faranno il possibile per migliorare la situazione": con queste parole il Papa ha voluto far sentire che la Chiesa è vicina ai detenuti e che sprona le istituzioni a impegnarsi al massimo per alleviare le sofferenze di chi vive in uno stato di estrema difficoltà. Non tanto perché carcerato, ma perché le strutture, in Italia, sono vecchie e sovraffollate.

"Sono venuto soprattutto per mostrarvi la mia vicinanza personale e intima", ha spiegato Ratzinger ai detenuti, "ma certamente questa visita personale a voi è anche un gesto pubblico che ricorda ai nostri concittadini e al nostro Governo che ci sono grandi problemi e difficoltà nelle carceri italiane".

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