Il Papa contro Zapatero: Gesù ha papà e mamma

RomaLa famiglia «fondata sul matrimonio tra uomo e donna», va promossa e salvaguardata. Lo ha detto ieri il Papa all’Angelus, collegandosi con Madrid, dove in piazza Lima, alla presenza di migliaia di persone, si stava concludendo la celebrazione di una messa «per la famiglia». Da tempo ormai la Chiesa spagnola mobilita i fedeli in manifestazioni pubbliche per protestare contro i matrimoni gay istituiti dal governo Zapatero.
«Uno dei maggiori servizi che come cristiani possiamo offrire ai nostri contemporanei – ha spiegato Benedetto XVI – è quello di testimoniare in modo fermo e sereno a favore della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, salvaguardandola e promuovendola, poiché essa è di enorme importanza per il presente e il futuro dell’umanità». «Dio – ha detto il Pontefice – ha voluto rivelarsi nascendo in una famiglia umana, e perciò la famiglia umana è diventata icona di Dio, che è Trinità, comunione d’amore». Dopo aver recitato l’Angelus con i fedeli accorsi anche ieri numerosi in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha lasciato il Vaticano per la sua prima uscita pubblica dopo l’incidente avvenuto la notte di Natale e si è recato alla mensa per i poveri della Comunità di sant’Egidio, in via Dandolo, nel rione romano di Trastevere. Tra notevoli misure di sicurezza, una selva di telecamere e un migliaio di persone lo attendevano assiepate dietro le transenne. C’erano anche molti immigrati e tanti bambini, insieme al fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, e al consigliere spirituale, il vescovo di Terni Vincenzo Paglia. Anche una donna rom e un immigrato africano hanno dato il benvenuto al Papa. Ratzinger si è fermato a salutare i bambini e dunque non ha rinunciato al contatto con i fedeli.
Nell’atrio della mensa, Benedetto XVI si è fermato qualche istante davanti al presepe e al monumento che ricorda Modesta Valenti, donna senza fissa dimora morta alla stazione Termini di Roma, diventata simbolo dei senza tetto. Quindi ha fatto il suo ingresso nella sala mensa, accolto dall’applauso dei circa 200 poveri, senzatetto e immigrati che hanno pranzato con lui. Al tavolo con il Papa hanno preso posto un rifugiato afgano di 34 anni, Qorbanali Esmaili; un ex inserviente di circo che le traversie della vita hanno trasformato in clochard, il sardo Giuseppe Pisu; un giovane zingaro di 24 anni, Boban Trajckovic, venuto alla mensa dal suo campo con la moglie Dragana e le due figlie di 3 e 6 anni, e il fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Riccardi, nel saluto iniziale, ha ringraziato per questa straordinaria giornata natalizia trascorsa «in un ambiente dove vanno le persone con cui non condividono la mensa i ricchi, gli importanti, i televisivi, i sapienti». «Qui – ha ricordato – mangiano ogni giorno circa mille persone, in vari turni. Spesso persone ferite da una vita dura, specie con la crisi economica».
Al termine del pranzo, il Papa ha preso la parola: «Sono qui tra voi per dirvi che vi sono vicino e vi voglio bene e che le vostre persone e le vostre vicende non sono lontane dai miei pensieri, ma al centro e nel cuore della comunità dei credenti, e così anche nel mio cuore». Qui oggi, ha aggiunto, «si realizza quanto avviene a casa: chi serve e aiuta si confonde con chi è aiutato e servito, e al primo posto si trova chi è maggiormente nel bisogno». Benedetto XVI ha ricordato come San Lorenzo, diacono della Chiesa di Roma, «quando i magistrati romani di quel tempo gli chiesero di mostrare, di dare i tesori della Chiesa, ha mostrato i poveri della Chiesa di Roma come il vero tesoro della Chiesa. Possiamo riprendere questo gesto e dire che voi siete proprio il tesoro della Chiesa».

Prima di lasciare la sede della mensa, dopo aver aver consegnato personalmente i regali da lui offerti ai bambini presenti e aver scoperto una lapide in memoria della visita, il Papa ha invitato tutti a impegnarsi «perché nessuno sia solo, nessuno sia emarginato, nessuno sia abbandonato».

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