Il Papa: la crisi economica non è finita

RomaLe sorti dell’umanità sono ancora segnate dalla «drammatica crisi che ha colpito l’economia mondiale» e ha provocato ulteriore povertà e instabilità sociale. Lo ha detto ieri Benedetto XVI, nel tradizionale discorso per gli auguri di buon anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede: un appuntamento importante, l’occasione per descrivere le emergenze planetarie, lo «stato del mondo». Quest’anno i temi dominanti, oltre alla crisi, la questione ambientale, la difesa delle minoranze cristiane sotto attacco, e la riproposizione di una «nuova laicità» nel rapporto tra la Chiesa e le istituzioni civili, che non escluda Dio dall’orizzonte pubblico.
«La Chiesa è aperta a tutti - ha spiegato il Papa - perché, in Dio, esiste per gli altri». Per questo «partecipa intensamente alle sorti dell’umanità, che in questo anno appena iniziato, appare ancora segnata dalla drammatica crisi che ha colpito l’economia mondiale e ha provocato una grave e diffusa instabilità sociale». La crisi non è passata e Ratzinger - che ha invitato a non «contrapporre la salvaguardia dell’ambiente a quella della vita umana, compresa la vita prima della nascita» - ricorda l’enciclica Caritas in veritate con le «radici profonde» della depressione economica: «In ultima analisi, esse risiedono nella mentalità corrente egoistica e materialistica, dimentica dei limiti propri a ciascuna creatura».
Il Papa ha citato ad esempio le «profonde ferite» che il sistema economico dei regimi materialisti hanno inferto non solo alla libertà delle persone, ma anche alla natura. «La negazione di Dio - ha detto - sfigura la libertà della persona umana, ma devasta anche la creazione». Benedetto XVI condivide le preoccupazioni per le «resistenze di ordine economico e politico alla lotta contro il degrado dell’ambiente», emerse alla recente convenzione Onu a Copenaghen.
Ratzinger ha quindi deplorato l’aumento delle spese militari, la produzione e l’esportazione di armi che perpetuano conflitti in Darfur, Somalia e Congo, insieme allo sviluppo degli arsenali nucleari, che «assorbe ingenti risorse destinabili invece allo sviluppo dei popoli», auspicando che nella conferenza di maggio a New York sul Trattato di Non-Proliferazione «vengano prese decisioni efficaci in vista di un progressivo disarmo». E ha accennato all’allarme terrorismo, che «mette in pericolo un così gran numero di vite innocenti e provoca un diffuso senso di angoscia», invitando «gruppi armati di qualsiasi tipo ad abbandonare la strada della violenza».
Un pensiero particolare il Papa l’ha dedicato ai cristiani perseguitati in Egitto, Pakistan, Medio Oriente, Irak. Ma ricordando anche che nei Paesi occidentali si diffonde negli ambienti politici, culturali e mediatici «un sentimento di scarsa considerazione e talvolta di ostilità, per non dire di disprezzo, verso la religione, in particolare quella cristiana». Ratzinger ha lanciato un appello perché «sia universalmente riconosciuto» il diritto di Israele a godere di pace e confini sicuri, e sia riconosciuto il diritto del popolo palestinese «a una patria sovrana e indipendente».


Infine, il Papa ha annoverato tra gli «attacchi» all’ecologia umana anche le «leggi o progetti» che in Europa e nelle Americhe, «in nome della lotta contro la discriminazione, colpiscono il fondamento biologico della differenza tra i sessi».

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