Il Papa depresso di Moretti finanziato dai soldi europei

Ottenuti 600mila euro, il cineasta gira Habemus papam che inizia con un Conclave allo sbando. Michel Piccoli sarà un pontefice fragile e Nanni il suo psicanalista

Il Papa depresso di Moretti finanziato dai soldi europei

Roma - Dopo aver incassato 600mila euro a Strasburgo, Nanni Moretti s’è precipitato a Roma, per dire «qualcosa di sinistra» in Piazza del Popolo, dove sabato ha manifestato in favore della libertà di stampa. Eppure proprio lui scrive e gira quel che vuole da trent’anni a questa parte, senza censure ma con sempre minore vigoria artistica, com’è fisiologico e come dimostrano i modesti incassi de Il Caimano, l’ultimo sforzo del regista contro le malefatte di Silvio Berlusconi. Meglio passare da Papi al Papa, allora, per raddrizzare le sorti del Belpaese ed ecco chiuso il progetto di Habemus papam, l’erigendo film di Nanni Moretti, che il fondo europeo di sostegno finanziario Eurimages (creato nel 1988) ora sponsorizza con l’erogazione d’una somma non modesta: 600mila euro, appunto. Sulla carta il Fondo ha «finalità culturale innanzitutto, in quanto si sforza di sostenere opere che riflettono i molteplici aspetti della società europea, ma le cui radici comuni mettono in evidenza l’appartenenza a una stessa cultura». Andiamo bene, perché in Habemus papam, «commedia di riflessione» sceneggiata da Nanni Moretti, Federica Pontremoli e Francesco Piccolo; coprodotta dalla Sacher Film di Nanni Moretti con la francese Le Pacte di Jean Labadie, distribuita internazionalmente dalla Wild Bunch, intanto che Rai Cinema tratta la sua quota d’intervento nel progetto (per lo sfruttamento televisivo), al centro della storia troviamo un pontefice depresso e impaurito dal Potere (metafora della Morte), una fetecchia d’uomo che avrà la faccia frusta di Michel Piccoli e svariati attacchi di panico. I film si giudicano dopo averli visti, è chiaro, ma il plot narra di un Conclave allo sbando (la scena d’apertura), che non sa quali pesci prendere, appena ai cardinali sarà chiaro che il Papa neoeletto non ha alcuna voglia di salire sullo scranno di Pietro. Troppi i dubbi, le nausee, i disincanti d’una nevrosi devastante. Per convincerlo a onorare l’incarico, i cardinali chiameranno uno psichiatra, impersonato da Nanni Moretti, qui strizzacervelli per la seconda volta, dopo La stanza del figlio. Massì, è solo una commedia e lo stesso regista, puntando al Festival di Cannes 2010, ha messo le mani avanti, dichiarando che il film «cercherà un equilibrio tra realismo di ambientazione, sentimento doloroso e improvvisi scarti verso la leggerezza. Non è una satira. Racconta di un uomo, che sembra non farcela». Amen.

Il fatto è che la Chiesa cattolica è in crisi da un po’ e lo stesso Benedetto XVI ha parlato di «un’ostilità pronta all’attacco». E quando a Strasburgo hanno sdoganato una parte dei 5 milioni di euro complessivi, a disposizione del fondo Eurimages, dirottandola su Habemus papam, qualcuno si è chiesto se l’Unione Europea non miri a ridicolizzare il Vaticano. Anche perché Nanni Moretti incarna, di suo, quel secolarismo, che sostanzialmente disprezza le radici cristiane dell’Europa. «Ho letto il plot di Habemus papam e un pensiero sul suo anticlericalismo l’ho fatto. Licenziando la pratica del finanziamento, ho avuto un attimo di perplessità: a Napoli ho uno zio vescovo... Però Moretti ha un seguito di fan in tutta Europa e non faccio censura, tra film anticlericali e non: dobbiamo dimostrare d’essere pluralisti. È il solito film di Nanni, con un Piccoli che mi sembra Papa Luciani, con gli occhiali e quella faccia lunga in primo piano», dice Claudio Sorrentino, consigliere del ministro Frattini per il Cinema e doppiatore di Mel Gibson e di John Travolta. «Il papa depresso? È una figura molto umana, un uomo tra gli uomini e mi sono divertita molto a leggere la sceneggiatura. Poi, Moretti ha inviato persino il suo curriculum, per farsi conoscere dal gruppo dei coproduttori e ottenere così il finanziamento», spiega soddisfatta la professoressa Alessandra Priante, manager che rappresenta l’Italia presso Eurimages.

Pare che molti produttori indipendenti di casa nostra non riescano ad accedere ai fondi europei, perché, a differenza dello zelante Nanni, non compilano correttamente tutti i moduli. E il set, visto che il Vaticano non concede i suoi spazi? Sarà tutto italiano: da noi abbondano i castelli, con ampie sale similconciliari.

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