Roma - «Il Concilio esorta i laici credenti ad accogliere quanto i pastori decidono come maestri e capi della Chiesa». È forse il passaggio più significativo e attuale, per la situazione italiana, del discorso che ieri mattina Benedetto XVI ha tenuto ai partecipanti all’assemblea generale della Pontificia accademia per la vita, appellandosi all’aiuto di filosofi, teologi, scienziati e medici per «risvegliare in molti cuori la voce eloquente e chiara della coscienza» contro l’aborto, la manipolazione degli embrioni, l’eugenismo, gli attacchi al matrimonio.
I «Dico» sembrano uscire dall’agenda del governo ma in attesa del non facile confronto parlamentare, e della nota della Conferenza episcopale italiana sull’argomento, Papa Ratzinger torna a parlare dei «valori non negoziabili» e soprattutto esorta i laici all’obbedienza. Un accenno, quello che invita ad accogliere l’insegnamento dei pastori attraverso una puntuale citazione del Vaticano II, che sembra fatta apposta per i «cattolici adulti» del centrosinistra, i quali nelle ultime settimane avevano rispedito al mittente gli appelli della Chiesa.
Benedetto XVI ha iniziato il suo discorso ricordando che quello alla vita «è un diritto che esige di essere sostenuto da tutti, perché è il diritto fondamentale in ordine agli altri diritti umani», sul cui riconoscimento «si fondano l’umana convivenza e la stessa comunità politica».
La situazione appare drammatica: «Bisogna ammettere – dice Ratzinger – che gli attacchi al diritto alla vita in tutto il mondo si sono estesi e moltiplicati, assumendo anche nuove forme». Cita «le pressioni per la legalizzazione dell’aborto nei Paesi dell’America Latina e nei Paesi in via di sviluppo», anche con il ricorso «alla liberalizzazione delle nuove forme di aborto chimico sotto il pretesto della salute riproduttiva» e l’incremento di «politiche del controllo demografico, nonostante siano ormai riconosciute come perniciose anche sul piano economico e sociale».
Nello stesso tempo, fa notare ancora il Papa, nei Paesi più sviluppati «cresce l’interesse per la ricerca biotecnologica più raffinata, per instaurare sottili ed estese metodiche di eugenismo fino alla ricerca ossessiva del “figlio perfetto”, con la diffusione della procreazione artificiale e di varie forme di diagnosi tendenti ad assicurarne la selezione. Una nuova ondata di eugenetica discriminatoria – aggiunge – trova consensi in nome del presunto benessere degli individui e, specie nel mondo economicamente progredito, si promuovono leggi per legalizzare l’eutanasia».
Tutto questo avviene mentre, su un altro versante, «si moltiplicano le spinte per la legalizzazione di convivenze alternative al matrimonio e chiuse alla procreazione naturale. In queste situazioni la coscienza, talora sopraffatta dai mezzi di pressione collettiva, non dimostra sufficiente vigilanza circa la gravità dei problemi in gioco, e il potere dei più forti indebolisce e sembra paralizzare anche le persone di buona volontà».
Per questo, Benedetto XVI ribadisce come «ancor più necessario l’appello alla coscienza e, in particolare, alla coscienza cristiana», che «deve anzitutto basarsi sul solido fondamento della verità», cioè «essere illuminata per riconoscere il vero valore delle azioni e la consistenza dei criteri di valutazione, così da sapere distinguere il bene dal male, anche laddove l’ambiente sociale, il pluralismo culturale e gli interessi sovrapposti non aiutino a ciò». Nell’attuale contesto secolarizzato, «non solo cresce il rifiuto della tradizione cristiana, ma si diffida anche della capacità della ragione di percepire la verità». Occorre, spiega ancora Ratzinger, «rieducare al desiderio della conoscenza della verità autentica, alla difesa della propria libertà di scelta di fronte ai comportamenti di massa e alle lusinghe della propaganda, per nutrire la passione della bellezza morale e della chiarezza della coscienza». Benedetto XVI chiama dunque a raccolta per questo compito professionisti, medici, giuristi e politici.
Infine, la citazione del Concilio, che «esorta i laici credenti ad accogliere quanto i pastori decidono come maestri e capi della Chiesa» oltre a raccomandare «che i pastori riconoscano e promuovano la dignità e responsabilità dei laici nella Chiesa» e «si servano volentieri del loro prudente consiglio».
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