Città del Vaticano - Occorre «difendere la vera dottrina dagli assalti degli eretici ed esporre con chiarezza la verità della fede». Il Papa all'udienza generale del mercoledì, in piazza San Pietro, prende spunto dalla figura di Sant'Ireneo di Lione per spiegare che «non esiste un cristianesimo superiore per gli intellettuali» ma «la fede pubblicamante confessata è la fede comune per tutti. Solo questa fede - ha scandito Benedetto XVI - è apostolica, cioè viene dagli apostoli e da Dio». Per il Pontefice, dunque, «il vero Vangelo non è quello inventato dagli intellettuali, ma è quello impartito dai vescovi che lo hanno ricevuto in una catena ininterrotta dagli apostoli che non hanno insegnato altro che questa fede semplice che è anche la vera profondità della rivelazione di Dio». Benedetto XVI ha raccontato così, davanti a 40mila fedeli, la storia di Sant'Ireneo, «uomo di fede e pastore». «Del buon pastore - ha detto il Papa - ha il senso della misura, la ricchezza della dottrina e l'ardore missionario». Sant'Ireneo fu «campione della lotta contro le eresie». In quel tempo molti presentavano la Chiesa solo come «un simbolismo per i semplici che non erano in grado di capire cose difficili, invece gli iniziati - ha spiegato ancora Papa Ratzinger - e gli intellettuali avrebbero capito quanto sta dietro questi simboli e così formarono un cristianesimo elitario, intellettualista e ovviamente questo cristianesimo intellettuale si frammentava sempre più in diverse correnti con pensieri strani e stravaganti ma attrattivi per molti.
Un elemento comune di queste diverse correnti - ha concluso - fu il dualismo, cioè si negava la fede dell'unico Dio padre per spiegare il male nel mondo, affermavano accanto al Dio buono un principio negativo che avrebbe prodotto le cose materiali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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