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Il Papa: mercanti di droga nemici del mondo

L’invettiva di Ratzinger in un Paese ad alto tasso di tossicodipendenti: «Dio chiederà conto agli spacciatori»

nostro inviato a Guaratinguetà (Brasile)
«Dio chiederà conto ai mercanti di droga di ciò che hanno fatto». È il monito che Benedetto XVI lancia a chi commercia in droga attribuendo ai narcotrafficanti la stessa gravissima riprovazione che nel Vangelo è dedicata a chi scandalizza i bambini. Ratzinger è attorniato dall’abbraccio festoso di migliaia di giovani nella Fazenda da Esperança, la comunità di recupero per tossicodipendenti fondata da fra Hans Stepel fra le colline di Guarantinguetà. È un Brasile molto diverso da quello metropolitano che il Papa ha incontrato nei primi giorni. Giunto ad Aparecida, alla tappa finale del viaggio, l’inaugurazione della V assemblea dell’episcopato latinoamericano, Benedetto XVI ha voluto dedicare la mattinata a quest’opera di recupero nata nel 1979 per iniziativa di un francescano tedesco. Ragazzi di strada, tossicodipendenti, malviventi, prostitute, hanno ritrovato una speranza di vita impegnandosi nel duro lavoro manuale. In molti hanno incontrato la fede. Ora le «Fattorie della speranza» si sono moltiplicate in tutto il mondo e tra chi racconta al Papa la propria esperienza c’è anche un ortodosso russo e un luterano. Una ragazza tedesca si commuove più volte, raccontando come lei, malata di bulimia e poi di anoressia, dopo aver tentato per due volte il suicidio, si è sentita finalmente amata e accolta.
Il Papa è contento e non guarda all’orologio, sforando tutti gli orari previsti. Nel suo discorso, ricorda che il Brasile «possiede una statistica delle più rilevanti per ciò che riguarda la dipendenza chimica delle droghe e degli stupefacenti. E l’America Latina non resta indietro. Perciò dico agli trafficanti di droga - sottolinea - che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. La dignità umana non può essere calpestata in questo modo». Poi il Papa introduce questo paragone: «Il male provocato riceve la medesima riprovazione che Gesù espresse per coloro che scandalizzavano i più piccoli, i preferiti da Dio».
«Il mio pensiero - aggiunge - va ora a molte altre istituzioni di tutto il mondo che lavorano per restituire la vita, e una vita nuova, a questi nostri fratelli nella nostra società, e che Dio ama con un amore preferenziale». Alle «fattorie della speranza», il Papa ha donato centomila dollari.

Appena giunto alla Fazenda, prima dell’abbraccio con i giovani, Ratzinger aveva incontrato la comunità di monache clarisse di clausura che vivono nella struttura di recupero e uniscono le loro preghiere «per vincere le prigioni e rompere le catene delle droghe che fanno soffrire i figli amati da Dio».

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