Amman - Nessuno dimentichi i nomi delle vittime della Shoah. Nessuno dimentichi l’eccidio di milioni di ebrei morti nei campi di concentramento nazisti. È ciò che dirà questo pomeriggio il Papa, nell’atteso discorso che terrà al memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme. Giornata cruciale del viaggio di Benedetto XVI in Terrasanta, quella di oggi, quando lasciata la Giordania arriverà in Israele. Giornata della memoria e dell’amicizia con il popolo ebraico. Una visita preparata con cura, che dovrebbe chiudere mesi difficili, dopo le polemiche seguite alla pubblicazione del motu proprio che riabilitava la messa tridentina (e la preghiera per gli ebrei in vigore nel 1962, modificata da Papa Ratzinger su richiesta dei rabbini di Gerusalemme), ma soprattutto dopo la crisi dello scorso gennaio, provocata dalla concomitanza della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e la contestuale messa in onda dell’intervista di uno di loro, Richard Williamson, nella quale il prelato tradizionalista ripeteva dichiarazioni negazioniste sulle camere a gas.
Benedetto XVI ha sofferto molto per ciò che è accaduto, per le reazioni del mondo ebraico, per le polemiche interne alla Chiesa. Proprio lui, uno dei teologi che più di altri ha riflettuto sul legame speciale e unico che unisce inseparabilmente i cristiani e gli ebrei. Il Papa arriverà allo Yad Vashem, sarà accolto dal suo presidente Avner Shalev, e percorrerà a piedi il perimetro del memoriale per raggiungere l’ingresso d’onore della «Hall of Remembrance», la sala della memoria, dove lo attendono il presidente d’Israele Simon Peres, lo speaker della Knesset Rivlin e il rabbino Meir Lau. Sarà eseguito un canto, poi verrà ravvivata la fiamma mentre viene letto il testo dell’«identificazione»: «Elevando la fiamma che arde in perpetuità in questo memoriale dinanzi alle sacre ceneri dei nostri fratelli, ci confondiamo con la loro memoria: con i sei milioni di persone del nostro popolo che hanno subito il martirio...». Ratzinger deporrà una corona di fiori, incontrando subito dopo sei sopravvissuti ai lager nazisti. Quindi prenderà la parola. Il Papa intende lasciarsi alle spalle ogni polemica, e ribadire la necessità di ricordare quanto accaduto. I nomi delle vittime della Shoah non possono mai essere dimenticati. Bisogna fare memoria dell’immensità della tragedia avvenuta e fare in modo che qualcosa di simile non si ripeta mai più, contrastando l’insorgere dell’antisemitismo. Il Papa parlerà ai «fratelli destinatari della Prima Alleanza», offrendo solidarietà e amicizia.
Non si prevede che Benedetto XVI pronunci la parola «negazionismo», anche se tutto il discorso, in realtà, sarà una risposta a quanti vogliono minimizzare la portata della Shoah o negarne l’esistenza. Ratzinger non nominerà in alcun modo la figura di Pio XII, come peraltro aveva fatto nel 2000 Giovanni Paolo II: a qualche decina di metri di distanza da dove commemorerà le vittime dell’Olocausto, si trova il nuovo museo di Yad Vashem, dove da due anni è stata esposta l’immagine di Papa Pacelli e una didascalia molto negativa nei confronti del Pontefice. Benedetto XVI non vi entrerà.
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