Papa, il Pdl prende tempo per evitare il ko in Giunta e lasciare la parola all’Aula

RomaSulla richiesta di arresto di Alfonso Papa la giornata si chiude con un nulla di fatto. Ma fuori e dentro la Giunta per le autorizzazioni della Camera, che avrebbe dovuto votare, ci sono stati scontri e colpi di scena sul caso del deputato del Pdl coinvolto nell’inchiesta P4 della procura di Napoli.
La riunione è stata aggiornata alle 12 di oggi, ultimo giorno utile, ma il Pdl sembra volere evitare il voto in Giunta, dove esploderebbero le divisioni interne della Lega. Probabilmente a pronunciarsi sarà direttamente l’Aula, nella riunione già fissata del 20 luglio e il voto segreto potrebbe evitare parecchi imbarazzi e distinguo. Nella Giunta gli schieramenti sono 11 a 10 e i 2 esponenti leghisti sono determinanti. Ma dopo le prime dichiarazioni del Carroccio a favore dell’arresto sono emerse posizioni diverse. E solo in serata, dopo troppe ore di ambiguità e di accuse incrociate, Umberto Bossi è intervenuto per dire: «Meglio sì per l’arresto, ma non ho ancora parlato con i miei della commissione». L’Udc accusa il leader della Lega di voler, in realtà, proteggere Papa e quel «ma» di Bossi tiene ancora il Pdl «sulle spine». Anche perché dietro l’angolo c’è il caso analogo dell’altro Pdl Marco Milanese, legato al ministro dell’Economia Giulio Tremonti. E non solo.
La mattinata è stata incandescente a Montecitorio, con Pd e Idv, ma anche Udc e Fli che premevano per votare e i due esponenti leghisti Luca Paolini e Fulvio Follegot che non scioglievano la riserva. Il relatore Pdl, Francesco Paolo Sisto, a un certo punto ha sorpreso tutti ritirando la sua proposta per il «no» all’arresto del parlamentare. Poi ha dovuto precisare che non aveva cambiato idea, ma intendeva solo leggere le oltre 15mila pagine di nuovi atti depositate in extremis da Papa. Un rinvio solo «temporaneo», insomma.
Sembra che nel Carroccio si fronteggino due «correnti»: quella dei 49 fedelissimi del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, favorevole all’arresto e quella opposta del capogruppo (in uscita) della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni. Vicini a lui sono i due leghisti in Giunta, che si sono trovati in difficoltà. I «maroniani» avrebbero minacciato di portare lo scontro ai massimi livelli se avessero votato «no». Forse, vogliono anche inviare un messaggio a Tremonti.
Per disinnescare la bomba leghista, il Pdl avrebbe deciso di evitare la «conta», almeno in Giunta e andare in Aula. Ma Pierluigi Castagnetti, che presiede la Giunta, assicura che oggi comunque una proposta verrà messa ai voti. Quella nuova l’ha presentata Federico Palomba dell’Idv, per il «sì» all’arresto, proponendosi come nuovo relatore al posto di Sisto. Il Pd accusa il Pdl di «atteggiamento inaccettabile» e «vergognoso», il finiano Nino Lo Presti parla di maggioranza «nel marasma».

Il tentativo di «sabotare il voto della Giunta, per nascondersi dietro il voto segreto dell’aula, è grave», rincara la dose Mantini dell’Udc e il Fli conferma il sì all’arresto. Mentre anche nel Pdl qualcuno, come Claudio Scajola e Nunzia De Girolamo, rivendicano la libertà di coscienza.

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