Roma - «È necessario appellarsi alla responsabilità dei laici presenti negli organi legislativi, nel governo e nell'amministrazione della giustizia, affinchè le leggi esprimano sempre i principi e i valori che sono conformi al diritto naturale e che promuovano l'autentico bene comune". Lo ha detto Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Colombia, Juan Gomez Martinez. Il Papa non nasconde la sua grande preoccupazione per l'avanzata di leggi contro la famiglia. «Come Pastore della Chiesa universale - ha detto nel discorso che ha rivolto a Juan Gomez Martinez - non posso non esprimere a vostra eccellenza la mia preoccupazione per le leggi che riguardano questioni molto delicate come la trasmissione della vita, la malattia, l'identità della famiglia e il rispetto del matrimonio». Benedetto XVI ha sottolineato che «alla luce della ragione naturale e dei principi morali e spirituali che provengono dal Vangelo la Chiesa cattolica proseguirà a proclamare senza cessare la inalienabile grandezza della dignità umana». Poi un appello: «È necessario appellarsi anche alla responsabilità dei laici presenti negli organi legislativi e nel governo e nell'amministrazione della giustizia affinchè le leggi siano sempre espressione di principi e di valori conformi col diritto naturale e che promuovano l'autentico bene comune».
L’Osservatore romano – “Il Consiglio dei ministri - scrive il quotidiano del Vaticano - ha trovato l'accordo sul disegno di legge che nelle intenzioni del governo dovrebbe disciplinare diritti e doveri delle persone conviventi, un provvedimento indicato con la sigla “Dico”.
La posizione dei vescovi Secondo il Sir (l'agenzia della Cei), «nonostante il faticoso lavoro di scrittura e riscrittura che ha impegnato importanti membri del governo, si è insomma raggiunto un proclamato punto di equilibrio tra i diversi orientamenti presenti nella coalizione di maggioranza che, in realtà, non assicura affatto un serio equilibrio tra l'inderogabile tutela delle persone che costituiscono una famiglia fondata sul matrimonio e le accresciute prerogative riconosciute a partire da diritti e doveri, già affermati da tempo, ai protagonisti di libere convivenze». «Basterebbe citare - rileva la nota - l'aspetto relativo ai diritti successori, con il groviglio di ipotesi di concorso all'eredità tra un convivente e il figlio o i figli dell'altro partner, per rendersi conto delle questioni che rischiano dolorosamente di aprirsi».
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