Papa Ratzinger prepara la nuova «squadra»

Potrebbe lasciare l’incarico il maestro di cerimonie, l’arcivescovo Piero Marini

Andrea Tornielli

Quella di Papa Ratzinger sarà un’estate di intenso lavoro. Non tanto per la preparazione del suo primo viaggio internazionale, la Giornata mondiale della Gioventù di Colonia, dal 18 al 21 agosto prossimi, quanto piuttosto per le nomine e i cambiamenti che Benedetto XVI dovrebbe fare in autunno. Com’è noto, tre giorni dopo l’elezione, avvenuta il 19 aprile, il nuovo Pontefice ha rinominato Angelo Sodano segretario di Stato e ha per il momento confermato i cardinali e gli arcivescovi capi dei dicasteri della Curia romana. La prima e al momento unica importante nomina fatta da Benedetto XVI nella Curia romana era la più urgente e riguardava il posto di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, lasciato vacante da lui stesso. A presiedere l’ex Sant’Uffizio il Papa ha chiamato l’arcivescovo americano William Levada.
Il segretario di Stato
È la nomina più importante e cruciale: Benedetto XVI, prima di mettere mano a cambiamenti o riforme, è probabile che voglia formare una squadra di stretti collaboratori che lo assistano. Il cardinale Sodano ha già 77 anni (due in più rispetto all’età della pensione che è stabilita – con deroghe – a 75 anni) e il prossimo novembre ne compirà 78. Attorno a quella data il Papa potrebbe sostituirlo con il nuovo «primo ministro» vaticano. Per il ruolo cruciale di primo collaboratore del Pontefice si fanno vari nomi. Innanzitutto non si esclude che Benedetto XVI, anche in seguito al dibattito nelle congregazioni pre-conclave, possa scegliere un prelato di sua fiducia che non appartiene al servizio diplomatico della Santa Sede, come ad esempio l’arcivescovo di Genova Tarcisio Bertone o il curiale Attilio Nicora. Se invece decidesse per un prelato della diplomazia, la scelta potrebbe ricadere sull’attuale nunzio apostolico in Francia, Fortunato Baldelli. Altri nomi che si fanno sono quelli dell’attuale Sostituto alla segreteria di Stato, l’argentino Leonardo Sandri, e quello del cardinale Crescenzio Sepe. Più defilate, al momento, le candidature del cardinale Giovanni Battista Re e del «ministro degli Esteri» vaticano, l’arcivescovo Giovanni Lajolo.
Il valzer delle poltrone
Nella Curia vaticana hanno superato i 75 anni il prefetto della Congregazione del clero, i presidenti dei Pontifici consigli per i migranti e per i testi legislativi, il presidente del Governatorato. A quest’ultimo incarico cardinalizio potrebbe essere chiamato monsignor Lajolo, attuale «ministro degli Esteri», che lascerebbe la segreteria di Stato: tra i candidati a prendere il suo posto c’è l’attuale nunzio in Kenya Alain Paul Lebeaupin, ma non si esclude una soluzione «interna». Un altro incarico che potrebbe rendersi vacante è quello del prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, guidata dal cardinale polacco Zenon Grokolewski, in caso di nomina di quest’ultimo ad arcivescovo di Varsavia. Il dicastero del clero o quello dell’educazione cattolica potrebbero andare al Sostituto Sandri.
Il maestro delle cerimonie
Dopo un lungo servizio al fianco di Giovanni Paolo II potrebbe lasciare l’incarico anche il maestro delle cerimonie, l'arcivescovo Piero Marini. Il cambio, oltre che fisiologico, è favorito dal fatto che in materia liturgica Benedetto XVI ha idee molto precise ed è piuttosto refrattario alle sperimentazioni. A Monsignor Marini va anche il merito di aver «costruito» liturgie papali che rendessero possibile fino all’ultimo a Giovanni Paolo II di celebrare Messa nonostante la malattia invalidante. Ma nella Curia romana c’è chi non ha digerito le danze al suono di strumenti esotici per l’apertura della Porta santa del Giubileo o l'eccessiva originalità del piviale indossato da Papa Wojtyla in quella stessa occasione. Se accetterà, il prelato cerimoniere sarà destinato a una diocesi italiana, oppure ad altro incarico curiale. È probabile che la scelta sul suo successore avvenga all’interno dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche papali: il candidato più anziano è Francesco Camaldo, ma si fanno anche i nomi di Enrico Viganò o di Giulio Viviani. Di certo c’è che il nuovo maestro delle cerimonie non sarà ordinato vescovo. Un’altra incognita è rappresentata dall’ex segretario di Ratzinger, monsignor Jozef Clemens, oggi vescovo e segretario del Pontificio consiglio per i laici. Il prelato avrebbe offerto al Papa il suo aiuto, proponendosi di fare ciò che don Stanislao ha fatto per Wojtyla. Ma per il momento Benedetto XVI avrebbe deciso di soprassedere.
Aria di concistoro
Quando creerà i suoi primi nuovi cardinali Papa Ratzinger? È probabile che voglia attendere di aver chiarito gli spostamenti in Curia. Si ipotizza che il concistoro possa avvenire all’inizio di dicembre. In attesa della porpora ci sono gli arcivescovi di Bologna (Carlo Caffarra), Parigi, Toledo, Boston, Brasilia e Cracovia. Inoltre, nella Curia vaticana, sono in attesa il prefetto della Segnatura apostolica Vallini, il nuovo Prefetto della dottrina della fede Levada, il nuovo arciprete di San Pietro Comastri, più alcuni presidenti di Pontifici consigli. È possibile che Papa Ratzinger voglia poi sanare una clamorosa esclusione avvenuta nell’ultimo concistoro, quella di monsignor De Magistris, già penitenziere maggiore, che ha rivestito l’incarico cardinalizio per diversi anni ed è stato congedato senza porpora.
Riforme
Una prima significativa decisione, com’è noto, il Papa l’ha già presa: non sarà più lui a celebrare le beatificazioni, ma continuerà a presiedere soltanto le canonizzazioni. Una commissione voluta da Benedetto XVI sta mettendo a punto dettagli e proposte: le cerimonie di beatificazione saranno affidate alle Chiese locali di provenienza del beato. Più difficile invece ipotizzare se, come e quando il nuovo Papa metterà mano a una ristrutturazione della Curia romana. Lui stesso più volte, negli ultimi anni, l’aveva auspicata, temendo un’eccessiva burocratizzazione della Chiesa. È possibile che in futuro siano realizzati accorpamenti e snellimenti per evitare doppioni, competenze parcellizzate o per meglio impiegare istituzioni poco utili. È possibile anche che il nuovo Papa cerchi di ridurre il numero dei cardinali della Curia romana, ad esempio non dando più la berretta rossa ai presidenti dei Pontifici consigli.
Ecumenismo ed encicliche
C’è attesa per conoscere la prima enciclica di Benedetto XVI, che, stando alla tradizione degli immediati predecessori, sarà programmatica. Da quanto si apprende il Papa non continuerà quel progetto di enciclica sulla carità che già Giovanni Paolo II aveva deciso di accantonare. Più volte, nelle omelie successive all’elezione, Ratzinger ha parlato della sua volontà di compiere «gesti concreti» verso le altre confessioni cristiane, in particolare verso gli ortodossi.

Qualcosa di preciso in questo senso è atteso nei prossimi mesi. A questo ambito «ecumenico» appartengono di fatto anche possibili gesti concilianti nei confronti della minuscola ma agguerrita galassia tradizionalista che segue l’antico messale preconciliare.

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