Il Papa: regalate gioia, non doni costosi

Benedetto XVI: «Nel mondo di oggi Dio appare assente. Domina la paura. Offriamo perdono e un gesto d’aiuto»

Andrea Tornielli

da Roma

Il vero dono di Natale? «Portare gioia, non regali costosi». Lo ha detto ieri mattina Benedetto XVI, nel corso della sua prima visita alle parrocchie romane. Papa Ratzinger ha celebrato la Messa nella chiesa di Santa Maria Consolatrice, nel quartiere di Casalbertone: proprio di quella parrocchia fu cardinale «titolare» dal 1977 al 1993.
Il Pontefice, nell’omelia, ha commentato il brano del vangelo di Luca che racconta l’Annunciazione e ha sottolineato il significato greco del saluto rivolto dall’angelo a Maria: «Gioisci, rallegrati». «È significativo – ha detto Ratzinger – che le prime parole del Nuovo Testamento siano parole di gioia. Dio è vicino a noi, così vicino che si fa bambino. Il vero Dio è il potere del bene, buono con noi fino al punto di essersi fatto carne, di avere assunto la natura umana».
«Nel mondo di oggi – ha continuato Benedetto XVI, riprendendo un tema a lui caro – Dio appare assente. Il mondo è dominato dalle paure e dalle incertezze, tutto sembra negativo. C’è la paura della miseria e della povertà, la paura della malattia e della sofferenza, la paura della solitudine, la paura della morte. È bene che esista un sistema di assicurazione – ha aggiunto – ma davanti al momento della vera solitudine e della morte nessuna assicurazione ci protegge, può farlo soltanto Dio. La gente ha bisogno di anestesie per vivere. Però Dio è con noi. Allora la parole liberatrice è: gioisci!». Questo, secondo il Papa, è «il vero impegno» di questo periodo di preparazione al Natale: «Portare la gioia!». «La gioia – ha aggiunto Ratzinger – è il vero dono di Natale, non i regali che costano molto denaro». Parole che i fedeli hanno accolto con un applauso e che richiamano quelle pronunciate due settimane fa all’Angelus contro il «consumismo» del Natale. «Il vero dono – ha detto ancora il Pontefice – è un gesto di aiuto, di perdono. La gioia donata ritorna a noi».
Benedetto XVI, che all’arrivo è stato accolto dal cardinale Camillo Ruini, ha spiegato che la visita alla parrocchia di Casalbertone è «in un modo molto vero e concreto, un ritorno a casa» e ha ricordato il giorno in cui celebrò la cerimonia di «presa di possesso» della chiesa, il 15 ottobre 1977, pochi mesi dopo la nomina cardinalizia, quando era arcivescovo di Monaco di Baviera.
A fine mattinata, il Papa è rientrato in Vaticano e si è affacciato puntuale dalla finestra del suo studio per il tradizionale appuntamento dell’Angelus, l’ultimo prima di Natale. Benedetto XVI ai fedeli accorsi in piazza San Pietro ha parlato della figura di san Giuseppe e del suo silenzio. «Un silenzio – ha detto Ratzinger – permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini. In altre parole, il silenzio di san Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione».
«Lasciamoci “contagiare” – ha concluso – dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio. In questo tempo di preparazione al Natale coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita».


In piazza erano presenti, vestiti da Babbo Natale, alcuni rappresentanti di associazioni di padri separati ai quali le ex mogli non permettono di vedere i figli. Agitavano un grande striscione con la scritta: «Papà c’è!».

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