Città del Vaticano - Benedetto XVI ha espresso questa mattina pubblicamente la sua approvazione alla "Nota della Cei" nella quale si chiedeva che non venisse approvato il disegno di legge sulle unioni di fatto, cioè i Dico. Una scelta, ha detto il Papa rivolto ai vescovi italiani, che è "in piena consonanza con la sede Apostolica. Nel pieno e cordiale rispetto della distinzione tra ciò che appartiene a Cesare e ciò che appartiene a Dio - ha detto il Pontefice - non possiamo non preoccuparci di ciò che è buono per l’uomo, creatura a immagine di Dio, in concreto del bene comune dell’Italia". "Di questa attenzione al bene comune - ha aggiunto Ratzinger - avete dato una chiara testimonianza con la Nota approvata dal Consiglio episcopale permanente riguardo alla famiglia fondata sul matrimonio e alle iniziative legislative in materia di unioni di fatto, muovendosi in piena consonanza con il costante insegnamento della Sede Apostolica".
Dal relativismo morale rivendicazioni ingiustificate "Dal relativismo morale provengono richieste ingiustificate". Il Papa ribadisce inoltre che "la fede cattolica e la presenza della Chiesa rimangono il grande fattore unificante di questa amata nazione e un prezioso serbatoio di energie morali per il futuro", tanto più in una realtà storica come quella italiana ricca di tradizioni culturali e religiose e articolata sotto il profilo sociale.
Il Pontefice ha però sottolineato che "queste consolanti realtà positive non ci portano ad ignorare o sottovalutare le difficoltà già presenti e le insidie che possono crescere con il passare del tempo e delle generazioni.
Avvertiamo quotidianamente - ha aggiunto - nelle immagini proposte dal dibattito pubblico e amplificate dal sistema delle comunicazioni, ma anche, sebbene in misura diversa, nella vita e nei comportamenti delle persone, il peso di una cultura improntata al relativismo morale, povera di certezze e ricca invece di rivendicazioni non di rado ingiustificate".