nostro inviato a Brindisi
La comunità internazionale ha diritto a intervenire e non deve restare indifferente di fronte alle minacce per la pace e alle violazioni dei diritti umani. Va però esplorata «ogni possibile via diplomatica» facendo attenzione anche ai «più flebili segnali di dialogo». Non cita mai lIran, né la paura per il nucleare di Ahmadinejad, Benedetto XVI. Ma le parole che pronuncia allAngelus, al termine della messa celebrata al porto di Brindisi, sono un messaggio che ben si adatta alla crisi in atto, dopo il rifiuto iraniano di sospendere larricchimento delluranio, condizione richiesta dai Paesi membri del Consiglio di sicurezza dellOnu e presentata due giorni fa da Javier Solana al governo di Teheran. Così come si adatta, più in generale, ai conflitti in atto nellarea, primo fra tutti quello israelo-palestinese.
Ricordando «il messaggio cristiano di cooperazione e di pace fra tutti i popoli, specialmente tra quelli che fanno corona a questo mare, culla di civiltà, e quelli del Vicino e Medio Oriente», Ratzinger ha ripetuto un passaggio fondamentale del discorso pronunciato due mesi fa allOnu: «Lazione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dellordine internazionale, non deve mai essere interpretata come unimposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è lindifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale». Le Nazioni Unite hanno dunque il diritto-dovere di ingerenza, laddove vengano violati i diritti umani o vi siano minacce incombenti per la pace e la sicurezza mondiale. La via dellintervento, però, deve essere quella della diplomazia. E qui il Papa spiega: «Ciò di cui vi è bisogno è una ricerca più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione e incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione».
Sempre allAngelus, Benedetto XVI ha anche pregato la Madonna «per ogni uomo e per lintera umanità», chiedendole di difendere «lItalia, lEuropa e il mondo intero dalle tempeste che minacciano la fede e i veri valori».
Nellomelia della messa, che ieri mattina ha celebrato davanti a settantamila fedeli, il Papa ha spiegato che «gli apostoli non erano uomini perfetti, scelti per la loro irreprensibilità morale o religiosa» ma erano «segnati dai loro limiti umani, talora anche gravi» e furono chiamati da Gesù non «perché erano già santi, ma perché lo diventassero». «Come noi, come tutti i cristiani», ha aggiunto Benedetto XVI, ribadendo che «la Chiesa è la comunità dei peccatori» che si lasciano «trasformare» dallamore di Dio. Il Papa ha spiegato che la diffusione dellamore di Dio è un progetto che va attuato solo nel rispetto della libertà, perché «lamore di sua natura non si può imporre». E si è soffermato sulla compassione e sulla misericordia di Gesù «specialmente per i piccoli e i poveri». «La compassione cristiana ha spiegato non ha niente a che vedere col pietismo, con lassistenzialismo.
Appuntamento conclusivo della visita a Santa Maria di Leuca e Brindisi, il decimo viaggio papale in Italia, il secondo in Puglia, è lincontro con il clero e i religiosi nella cattedrale appena restaurata.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.