Politica

Il Papa teologo ai preti: «Imitate padre Pio»

Ratzinger riabilita l’eucarestia del frate di Pietrelcina: «La sua messa un esempio. Celebrava così bene da edificare la fede di tutti»

Andrea Tornielli

da Roma

«Celebrando la Santa messa Padre Pio riviveva con tale fervore il mistero del Calvario da edificare la fede e la devozione di tutti». Sono poche parole quelle che Benedetto XVI dedica al santo del Gargano, il frate stimmatizzato che Giovanni Paolo II ha prima beatificato e poi canonizzato. Ma sono parole significative, dette dal Papa professore e fine teologo che addita ai fedeli proprio il cappuccino di Pietrelcina come esempio di sacerdote che celebrava così bene la messa da «edificare la fede di tutti». Un santo popolare, sanguigno, oggetto della devozione di tanta gente semplice, spesso guardato con sospetto da certa «intellighenzia» ecclesiale.
Benedetto XVI ha dedicato l’Angelus di ieri, recitato dalla residenza di Castelgandolfo, a un tema molto caro al suo predecessore, vale a dire «la relazione tra la santità, via e meta del cammino della Chiesa e di ogni cristiano, e l’eucaristia». In particolare, Papa Ratzinger ha parlato dei sacerdoti, per sottolineare che «proprio nell’eucaristia sta il segreto della loro santificazione». Il prete ripete i gesti e le parole di Gesù nell’ultima cena: «Tra le sue mani si rinnova questo grande miracolo d’amore, del quale egli è chiamato a diventare sempre più fedele testimone e annunciatore». Ecco perché, spiega Benedetto XVI, il sacerdote «deve essere prima di tutto adoratore e contemplativo dell’eucaristia, a partire dal momento stesso in cui la celebra». Ratzinger ha spiegato che «la validità del sacramento non dipende dalla santità del celebrante», ma la sua efficacia «per lui stesso e per gli altri, sarà tanto maggiore quanto più egli lo vive con fede profonda, amore ardente, fervido spirito di preghiera». Insomma, la messa è valida anche se celebrata dal prete peccatore o distratto, ma se a presiederla è un prete che si immedesima con ciò che fa anche la liturgia diventa testimonianza.
Il Papa ha quindi citato alcuni «esempi di santi ministri dell’altare». E ha citato prima San Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli alla fine del quarto secolo. «La “divina liturgia” - ha ricordato Ratzinger - che viene celebrata nelle Chiese orientali porta il suo nome, e il suo motto: “basta un uomo pieno di zelo per trasformare un popolo”, evidenzia quanto efficace sia l’azione di Cristo attraverso i suoi ministri». Poi, dopo Giovanni Crisostomo, il pontefice ha parlato di Padre Pio. «Nella nostra epoca - ha continuato - spicca poi la figura di San Pio da Pietrelcina, che ricorderemo venerdì prossimo. Celebrando la Santa messa, egli riviveva con tale fervore il mistero del Calvario da edificare la fede e la devozione di tutti. Anche le stigmate, che Dio gli donò, erano espressione di intima conformazione a Gesù crocifisso».
Infine, Benedetto XVI ha citato il curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney, «umile parroco ai tempi della rivoluzione francese», che «con la santità della vita e lo zelo pastorale, riuscì a fare di quel piccolo paese un modello di comunità cristiana».
Padre Pio, come talvolta accade ai grandi santi, venne messo duramente alla prova dall’autorità ecclesiastica e in particolare dal Sant’uffizio: non soltanto agli inizi del suo apostolato, poco dopo che aveva ricevuto le stimmate, ma anche in tempi più recenti e proprio mentre sulla cattedra di Pietro sedeva il «Papa buono» Giovanni XXIII. Il santo del Gargano non volle mai celebrare la Messa secondo il nuovo messale postconciliare, rimanendo attaccato all’antico rito.

È dunque ancora più significativo che proprio un Prefetto dell’ex Sant’uffizio, divenuto Papa, lo additi come esempio di celebrante che edifica la fede e la santità di tutti.

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