«Il Papa in Turchia? Un rischio necessario»

da Roma

«È un viaggio difficile perché c’è sempre il timore di un gesto inconsulto da parte di qualche sconsiderato…». Così ieri mattina, uno dei più stretti collaboratori di Benedetto XVI commentava i preparativi per la visita del Papa in Turchia, alcune ora prima che l’aereo diretto a Istanbul venisse costretto a virare verso l’Italia. Segno che la tensione era considerata già alta prima di quest’ultimo episodio di cronaca fortunatamente conclusosi positivamente. La notizia del dirottamento e le prime confuse informazioni sulle motivazioni del gesto, sono arrivate subito nei sacri palazzi vaticani. «Stiamo seguendo la situazione con attenzione - ha detto ieri sera il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi – attendiamo di conoscere il messaggio che i dirottatori vogliono inviare al Papa per valutarne il significato». «Quello che posso aggiungere – assicura – è che i preparativi per il viaggio di Benedetto XVI in Turchia non hanno subito alcun arresto e continuano. Non ci sono stati cambiamenti al riguardo e non ci sono motivi che facciano pensare di dover modificare i programmi già stabiliti». Dunque la visita di Ratzinger si farà e si farà come da programma.
Proprio in questi giorni, infatti, si trovano in Turchia l’organizzatore dei viaggi papali, Alberto Gasbarri, che insieme al nunzio Antonio Lucibello sta mettendo a punto con le autorità di Ankara, i vescovi e i rappresentanti del patriarcato ortodosso, i dettagli della visita.
Di certo il dirottamento di ieri complica un po’ la situazione, anche se non rappresentava un messaggio contro il Papa, ma una richiesta d’aiuto, per attirare l’attenzione della Santa Sede sulla situazione della minoranza cristiana nel Paese che aspira di entrare nell’Unione Europea. Su questo, però, in Vaticano sono informatissimi e i segnali degli ultimi mesi, dopo l’uccisione di don Andrea Santoro e le aggressioni subite da altri religiosi, vengono considerati segnali preoccupanti, indicativi di un clima di crescente ostilità.
«Il viaggio è a rischio, speriamo bene», ha commentato a caldo ieri pomeriggio il primo segretario della nunziatura di Istanbul, Gorge Marovich. «In questi giorni la stampa turca – ha spiegato il diplomatico vaticano – sta pubblicando le minacce diffuse da Al Qaeda contro il Papa. Non so come andrà finire». Proprio questa, infatti, è la paura che serpeggia nei sacri palazzi vaticani.

Il governo turco ha, ovviamente garantito la sicurezza del Pontefice e la visita sarà blindatissima, ma c’è il timore che i proclami contro Benedetto XVI seguiti al discorso di Ratisbona e le critiche molto dure rilanciate proprio dalle autorità politiche e religiose di Ankara, possano armare la mano di qualche fanatico isolato.

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