Paperone Rossi più veloce dei milioni

Pernat, che gli fece il primo contratto: «È come Matrix, predestinato a cambiare il sistema». In Ferrari, Todt è pronto a chiudere un occhio

Benny Casadei Lucchi

Valentino Rossi, uomo da venticinque milioni, euro più ed euro meno. Valentino l’uomo sopra, l’uomo oltre il sistema, l’apparato, le regole. Qualcuno lo definisce addirittura il Matrix dello sport, il predestinato, come nel famoso film, a cambiare il sistema. Jean Todt rivela che in uno dei test sostenuti con la Ferrari, Rossi arrivò in bermuda. «Da noi può venire anche in mutande», è la battuta chiarificatrice che mette fine al qui pro quo. Perché Valentino arrivò effettivamente in bermuda ed effettivamente il direttore generale lo guardò un po’ strano. E il campione notò, e il campione non gradì. Libertà comunque e sempre di viversi senza regole. Anche alla Ferrari.
E che Valentino vada oltre il sistema lo insegna ad esempio la recente esperienza con il tabaccaio francese Gauloises sulla Yamaha. Nel 2006 non ci sarà più. Nessuno lo dice apertamente, nessuno ha le prove, ma la sensazione grande è che la rottura sia avvenuta perché la sigaretta transalpina non gradiva le continue escursioni del campione al volante della Ferrari con sigarette americane. «Valentino è come Matrix, un predestinato a cambiare il sistema», spiega chi lo scoprì, chi gli fece firmare il primo contratto, chi gli procurò i primi sponsor. Carlo Pernat, ora manager di Capirossi, ma negli anni ’90 gran capo dell’Aprilia Corse, non ha dubbi: «Nello sport mi viene in mente solo Cassius Clay. Talmente forte da essere capace di ribellarsi, di pagare, di resuscitare. Rossi è così. Pensate al motomondiale: c’è una fuga di aziende, di sponsor, perché tutti vogliono solo lui. Se non ottengono Rossi, perché diavolo restare. E scappano». Così succede che la Camel lascia Biaggi e la Honda per andare a tinteggiare la Yamaha del campione.
Si pensi all’annuncio dato in questi giorni della nuova collaborazione di Valentino con Fastweb. Per tutte le feste, l’immagine di Rossi ci ha accompagnato mentre pubblicizzava Tim in sella alle moto dei vigili urbani di Roma che non erano certo le sue Yamaha. Ora, e per tutto il 2006, sarà l’uomo immagine di Fastweb, «nemica» commerciale di Telecom. Libertà di star sopra le regole, di confondere, di cambiare. Sempre.
Il vero nemico di Rossi si chiama «obbligo». Obbligo di dover fare così, di non poter fare altrimenti. Per questo i Briatore, i Trulli, i Fisichella, tutti i piloti che continuano a dire che non si può passare in F1 dalle moto e pensare di vincere, non sanno il male che si stanno facendo.

Più lo obbligano a ripensarci più lo incentivano a violare quest’ultimo tabù. L’ha capito bene Michael Schumacher che proprio a Campiglio lo ha consacrato pilota di F1. Ma Schumi, si sa, è uno che resta dentro le regole. E la regola l’ha capita: non dire no al Signor Rossi.

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