da Gravina in Puglia (Bari)
Lo ha saputo in cella, dalla televisione. È rimasto impietrito, non ha versato una lacrima, ma ha pronunciato poche parole: «Ma perché non hanno mai cercato in quel pozzo i miei bambini?», si è chiesto Filippo Pappalardi, il padre di Ciccio e Tore, rinchiuso nel carcere di Velletri, dove continua a proclamarsi innocente. Luomo, accusato di aver massacrato i figli e di aver nascosto i corpi seguendo un lucido e feroce copione criminale, è stato trasferito dal penitenziario di Bari per ragioni di sicurezza. Adesso si trova nella sezione C, quella definita in gergo «protetti». I detenuti di quel reparto fanno una vita separata, anche i colloqui avvengono in orari diversi. Insomma, una situazione di isolamento spezzato solo dalla tv che ieri ha portato oltre le sbarre la notizia di Gravina in Puglia, la tragedia di quei due ragazzini e dei cadaveri scoperti per caso dopo venti mesi di ricerche inutili. «Se cè un Dio scopriranno la verità», ha detto Pappalardi. Il suo dolore è stato raccolto dal direttore del carcere di Velletri, Giuseppe Macovech, il quale spiega: «È in una situazione di stress, ma per ora non si è abbandonato a comportamenti irrazionali». Pappalardi è stato visitato ieri da due parlamentari e un consigliere regionale: si è presentato in ordine, sbarbato, con una tuta blu bordata di bianco. «Adesso capiranno che non sono stato io, lho sempre detto che non centravo nulla, mi affido alla giustizia», ha dichiarato. Più tardi ha inviato un mazzo di fiori bianchi a Gravina, sono stati sistemati vicino allingresso del palazzo diroccato dove sono stati trovati i corpi dei figli; accanto cera un biglietto: «Vi voglio tanto bene, papà».
Adesso sulla tragedia che si è consumata in un angolo della provincia di Bari incombono nuove zone dombra. E i dubbi si mescolano ai sospetti. Lavvocato di Pappalardi, Angela Aliani, chiede che le indagini ripartano da zero. Nello stesso tempo il procuratore, Emilio Marzano, afferma che limpianto accusatorio rimane e spiega che «non ci sono elementi tali che ci consentano di ripensarlo». In ogni caso, la macabra scoperta alimenta ulteriori interrogativi su questa storia cominciata il 5 giugno del 2006, quando Ciccio e Tore sparirono dopo una serata di giochi in piazza.
Filippo Pappalardi, camionista dipendente di una ditta di autotrasporti, noto in paese come un padre padrone, ha sempre respinto le accuse, anche dopo che il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione ritenendo Pappalardi una persona con unindole violenta «incapace di domare i propri istinti così è scritto nel provvedimento dei giudici e abituata a risolvere con la violenza i problemi familiari». Contro il camionista cè in particolare la testimonianza di un coetaneo di Ciccio e Tore, il quale la sera della scomparsa lo vide in piazza delle Quattro Fontane, dove si erano radunati per giocare lanciandosi palloncini pieni dacqua. Il ragazzino ha riferito alla polizia di essere stato rimproverato da Pappalardi, che gli avrebbe detto: «Perché hai strappato il palloncino a mio figlio, se lo fai unaltra volta devi avere le botte». Luomo poi avrebbe fatto salire Ciccio e Tore sulla sua macchina, una Lancia Dedra, e si sarebbe allontanato. Nel rapporto consegnato in procura dalla squadra mobile figurano numerose intercettazioni ambientali. In una conversazione proprio il padre dichiara: «La morte... il fatto mio è grosso... questo è un caso internazionale. Mai successa la morte di due fratelli eh!»; sempre Pappalardi afferma: «Mò devo portare lacqua ai cani che è da domenica che non vengo qua, dovessero morire pure i cani qua...». Infine, lintercettazione che ha destato maggiori sospetti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.